Cronaca
2 Agosto 2025
l Tribunale del Riesame ha respinto l'appello della Procura di Milano che chiedeva la custodia cautelare in carcere. L'avvocato Gian Luigi Pieraccini: "Esclusa la sussistenza di esigenze cautelari"

Inchiesta hacker. L’indagato ferrarese resta a piede libero

di Davide Soattin | 2 min

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Resta indagato a piede libero Luca Cavicchi, il 63enne investigatore privato di Ferrara, il cui nome rientra nel primo filone dell’inchiesta sulla presunta rete di hacker che avrebbero sfruttato contatti con pubblici ufficiali ‘infedeli’ per ottenere in formazioni dalle più svariate banche dati, dal Ministero dell’Interno all’Agenzia delle Entrate passando per l’Inps, con l’obiettivo di ‘spiare’ personaggi eccellenti – e non – nel mondo della politica, dell’imprenditoria e dello spettacolo attraverso l’estrapolazione e l’archiviazione di file tra il 2014 e il 2019 in tutta l’Italia.

Il Tribunale del Riesame, accogliendo la tesi difensiva dell’avvocato Gian Luigi Pieraccini, ha respinto l’appello della Procura di Milano che chiedeva la custodia cautelare in carcere per il 63enne. È stata così confermata l’ordinanza del gip di Milano del 3 ottobre scorso, oggetto dell’impugnazione.

“Sarebbe stato davvero grave – commenta con soddisfazione l’avvocato Gian Luigi Pieraccini – se, a mesi di distanza dall’inizio dell’indagine, il Tribunale del Riesame avesse disposto la custodia cautelare nei confronti di Cavicchi. Così non è stato. L’ordinanza, infatti, non solo esclude la sussistenza di esigenze cautelari, ma ribadisce anche la totale estraneità del mio assistito al reato associativo“.

A Cavicchi – dopo il fine indagini notificatogli mercoledì scorso (30 luglio) – vengono contestati tre ipotesi di reato: l’accesso abusivo a sistema informatico o telematico, la rivelazione e l’utilizzazione di segreti di ufficio e infine l’esercizio abusivo della professione.

Nell’ordinanza del gip del tribunale di Milano, Cavicchi era stato inquadrato come uno dei “soggetti esterni al sodalizio, operanti nello stesso settore delle investigazioni e della raccolta di informazione”. Un sodalizio di cui fanno parte tredici persone a cui – a vario titolo – oggi viene contestato anche il reato di associazione a delinquere. Contestazione a cui è invece estraneo Cavicchi, il cui nome torna in una quindicina di episodi finiti sotto la lente degli inquirenti milanesi.

In una sola occasione, il 62enne ricopre il ruolo di committente degli accertamenti su terzi, mentre – nella maggior parte dei casi – avrebbe agito su input dell’informatico del sodalizio, Nunzio Samuele Calamucci. Quest’ultimo – stando agli inquirenti – chiedeva di estrapolare i dati sensibili a Cavicchi che, per farlo, a sua volta, si serviva di un pubblico ufficiale ‘infedele’ che glieli trasmetteva con strumenti di comunicazione anche criptati, dopo aver effettuato gli accessi, le informazioni illecitamente esfiltrate dalle banche dati.

Punto Fisco, Serpico, Cli/For (Agenzia delle Entrate), Sdi (Ministero dell’Interno) e Inps le banche dati oggetto di estrapolazioni, mentre tra i personaggi ‘eccellenti’ che sarebbero stati spiati dall’indagato ferrarese rientrava anche il cantante romano Alessandro ‘Alex’ Britti.

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