Attualità
2 Agosto 2025
Il giudice Caruso: "Il clima politico è surriscaldato. Dei processi e delle sentenze potremo parlare dopo il deposito della motivazione"

Strage di Bologna, non è tempo per i magistrati di parlare

(Foto di Francesco Maria Caruso durante la sentenza di condanna per l'omicidio di Federico Aldrovandi)
di Redazione | 2 min

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di Francesco Maria Caruso*

Ho letto la rassegna stampa di questi giorni e vedo che il clima politico si sta surriscaldando. In queste condizioni non posso rilasciare interviste e unirmi alle tante voci che si sovrastano, con toni sempre più alti.

Oltretutto, il collega che sta scrivendo la motivazione della sentenza della Cassazione deve essere lasciato in pace e temo che le mie risposte alle domande di Daniele Predieri per Estense.com, tutte interessanti e meritevoli di risposta, finirebbero con l’interferire col lavoro che la Corte deve completare. Non esiste su questo un divieto ma è bene volta per volta che ognuno di noi colga un limite di opportunità.

Ritengo sia ancora presto perché nel dibattito pubblico sulla storia giudiziaria della strage del 2 agosto 1980, che ha una portata storico-politica gigantesca, entrino anche i giudici che quelle sentenze hanno reso e con esse hanno parlato. Adesso è il turno dell’opinione pubblica. Verrà il momento per dirne in una sede di studio, in un contesto di giuristi e storici, pacato e riflessivo, come spero sarà il convegno del 20 settembre a Ferrara a 20 anni di distanza dal delitto Aldrovandi.

Non escludo che nel prossimo futuro possa essere necessario correggere inesattezze, errori, falsità ma al momento spetta al dibattito pubblico commentare e valutare ciò che i magistrati hanno fatto.

È vero che sono in pensione, ma le regole deontologiche che limitano gli interventi pubblici dei giudici sui loro processi valgono sempre. Dei processi e delle  sentenze per la strage  del  2 agosto 1980, dei loro contenuti, di metodo e di merito, potremo parlare in sede scientifica dopo il deposito della motivazione della sentenza della Suprema Corte e quando il decorso del tempo avrà reso il contesto pubblico meno incandescente. È del tutto evidente che di quel fatto e di quelle sentenze si deve parlare; che il cittadino deve sapere ed essere informato, ad ogni livello. Se così non fosse la giustizia mancherebbe al suo scopo principale: definire per tutti (“il popolo italiano”) la verità giudiziaria e dimostrare che essa corrisponde a quella storica, fermo il diritto di critica.

Mi dispiace ma penso che questa sia al momento la scelta migliore.

*⁠presidente della Corte d’Assise di primo grado del quinto processo sulla strage di Bologna

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