Il 30 luglio è stato un giorno speciale per il Capitano Domenico Marletta: ultimo giorno di servizio attivo nell’Arma dei Carabinieri e, insieme, il suo sessantesimo compleanno. Dopo quarant’anni di carriera, di cui trentasei trascorsi al servizio del territorio ferrarese, il Comandante del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Copparo ha salutato colleghi, superiori, rappresentanti delle istituzioni e la comunità alla quale ha dedicato tutta la sua vita professionale. Divenuto Ufficiale nel 2018, ha condotto con passione numerose indagini complesse, mantenendo sempre un legame stretto con il territorio. Oggi, da pensionato, ha deciso di non fermarsi: continuerà a impegnarsi nel sociale e a coltivare le sue passioni. Lo abbiamo incontrato per ripercorrere insieme la sua straordinaria carriera.
Capitano Marletta, il 30 luglio ha chiuso una lunga carriera: come si è sentito in quel momento?
È stata una giornata carica di emozioni. Festeggiare il mio sessantesimo compleanno e insieme l’ultimo giorno di servizio è stato significativo. Ho ricevuto tante dimostrazioni di affetto, che mi hanno fatto capire quanto questi anni siano stati importanti, non solo per me ma anche per chi mi ha conosciuto e ha lavorato con me.
Quarant’anni nell’Arma, di cui trentasei nel Ferrarese. Qual è il suo bilancio personale?
Positivo sotto ogni aspetto. Ho fatto la vera gavetta, partendo dal servizio di leva nel 1985, per poi diventare Sottufficiale, Ufficiale e chiudere con il grado di Maggiore. Ho sempre messo al centro il servizio, la strada, la presenza sul territorio. Sono convinto che un Carabiniere debba essere vicino alle persone, ascoltarle, esserci nei momenti difficili. Questo ho cercato di fare per tutta la mia carriera.
C’è un momento che ricorda con particolare orgoglio?
Tanti, davvero. Ma certo le indagini sugli omicidi Burci, Baroni e Fusi sono tra i momenti più delicati e complessi che ho affrontato. Così come l’impegno durante l’emergenza Covid, per cui ho ricevuto anche un Nastrino di merito. E poi le manifestazioni sindacali per la Berco, che ho seguito fin dal 1996: essere lì, accanto alla comunità in momenti così critici, è stato fondamentale.
Come è cambiata l’Arma in questi quarant’anni?
Tantissimo. A partire dagli strumenti a disposizione: oggi c’è molta più tecnologia, più specializzazione. Ma ciò che non deve cambiare mai è lo spirito con cui si indossa la divisa. La dedizione, la disponibilità, il rispetto per il cittadino. Io sono sempre stato operativo, sul campo, non dietro una scrivania. E credo che questa sia stata la mia cifra.
Ha ricevuto anche importanti riconoscimenti…
Sì, nel 2021 l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica Italiana, e prima ancora la Medaglia Mauriziana per i dieci lustri di carriera militare. Ma i riconoscimenti più belli sono stati quelli umani: la stima dei colleghi, il grazie della gente, la fiducia delle comunità.
Adesso inizia una nuova fase. Cosa farà da pensionato?
Intanto mi dedicherò alla famiglia, che in questi anni ha fatto tanti sacrifici con me. Ma non resterò con le mani in mano: affiancherò il presidente della sezione AIL di Ferrara, Giammarco Duo. Il volontariato è un modo per restituire ciò che ho ricevuto. E poi tornerò a coltivare i miei hobby: la fotografia, i droni, di cui sono pilota certificato. Una passione che ora avrò più tempo di vivere.
Se potesse parlare al giovane Marletta del 1985, cosa gli direbbe?
Gli direi: “Hai scelto la strada giusta”. Con tutte le difficoltà e i momenti duri, rifarei tutto. Perché servire lo Stato è un onore. E se lo fai con coscienza e passione, non c’è gratificazione più grande.
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