Nel mese di luglio sono stati individuati in provincia di Ferrara due allevamenti di bovini positivi al sierotipo 4 della Blue tongue. È quanto emerge dalla relazione di Gian Carlo Muzzarelli fatta in sede di Commissione sanità per fare il punto sulla diffusione in regione della febbre catarrale che colpisce i ruminanti e che si trasmette attraverso i moscerini di genere “culicoides”. Nell’introdurre l’argomento, Muzzarelli ha ricordato che sul tema “è fondamentale capire come controllare e contenere la diffusione di tali infezioni”.
I due allevamenti colpiti si trovano uno nel Copparese e l’altro nel Bondenese. Si tratta di casi sentinella, che non presuppongono un pericolo per la salute pubblica, tanto che per le mandrie in oggetto non è prevista la quarentena.
Ad intervenire in commissione è stata la dottoressa Luisa Loli Piccolomini del Settore prevenzione collettiva e sanità pubblica della Regione, che ha subito ribadito che “l’infezione non si trasmette all’uomo” e dunque “non c’è alcun tipo di rischio, nemmeno potenziale”.
In Emilia-Romagna i sierotipi più diffusi sono il 4 e l’8. Da gennaio a marzo 2025 sono stati individuati sette allevamenti positivi al sierotipo 4 (1 in provincia di Piacenza, 1 a Parma, 1 a Bologna, 1 a Ravenna e 3 nel riminese) e uno positivo al sierotipo 8 nel piacentino, tutti in bovini.
Da luglio, sono stati individuati due allevamenti positivi al sierotipo 4, tutti in bovini, in provincia di Ferrara, e cinque allevamenti positivi al sierotipo 8, tutti in pecore, di cui uno in provincia di Rimini e quattro in quella di Forlì-Cesena, mentre dieci allevamenti sono attualmente sospetti. “Le avvisaglie c’erano già state nel 2024 – prosegue Loli Piccolomini -, quando sono stati individuati 158 allevamenti positivi, con un picco nel mese di ottobre. Di questi, solo 27 allevamenti hanno presentato casi clinici e comunque con mortalità limitata, dell’ordine di 1-2 soggetti” (solo un allevamento ha avuto un numero di animali morti superiore a 20).
Per quanto riguarda la terapia e la profilassi, è stato chiarito che non esiste alcuna terapia in grado di eliminare il virus, ma la sola terapia applicabile mira a risolvere o attenuare i sintomi (come febbre, scolo nasale e, nei casi più gravi, la lingua cianotica, ossia blu). Sul fronte delle misure di controllo, invece, non è previsto l’abbattimento degli animali infetti: devono però essere adottate misure per evitare la diffusione del virus in zone dell’UE indenni. Altro aspetto che è stato chiarito è il tasso di mortalità che raggiunge il 3% negli ovini, mentre è trascurabile in bovini e caprini. La mortalità risulta comunque più elevata in greggi che hanno uno stato sanitario scadente. I bovini, pur non avendo normalmente sintomi, hanno una fase viremica molto lunga, fino a 60 giorni.
In Emilia-Romagna, dal 29 gennaio 2025, è stato emanato un protocollo per la vaccinazione, che riguarda in particolare gli ovini, in accordo con l’associazione regionale degli allevatori e con costi a carico degli allevatori. Il numero stimato di ovini da vaccinare è di 44mila. Tra le altre misure da adottare, figura anche il trattamento con insetto-repellenti. Inoltre, la Regione ha predisposto una specifica pagina web accessibile a tutti i produttori.
Sul punto, è stato ribadito l’impegno della Regione, anche se è stato chiarito che non è stato semplice dare agli allevatori la possibilità di vaccinare, poiché inizialmente c’era scarsa disponibilità di vaccini. “Dal gennaio di quest’anno il protocollo è stato reso disponibile – ha concluso Loli Piccolomini -. Il coinvolgimento dell’associazione degli allevatori è stato un punto importante, così come le informative partire dalle Ausl. Nelle ultime settimane c’è stato un boom di richieste e questo è un aspetto positivo”.
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