Attualità
30 Luglio 2025
Alcuni dei ragazzi identificati fanno parte della nuova associazione Tsw Crew che vuole combattere i fenomeni di micro criminalità e far conoscere la Bike Life

In Darsena “nessuna baby gang”, la Crew prende le distanze dal comportamento di un singolo

di Pietro Perelli | 3 min

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Nessuna “baby gang” in bicicletta anzi, i ragazzi che domenica erano in Darsena hanno preso le distanze dai comportamenti di un singolo che ha strattonato e spinto un signore e poi rotto lo specchietto retrovisore di una macchina.

Una ventina circa che dopo essere stati identificati dalla Polizia hanno raggiunto la zona fiere, sempre in sella alla loro bici, per salutare la chiusura del negozio di Danny Ranieri che ha deciso di iniziare una nuova avventura.

Quello di Ranieri non era solo un negozio ma uno spazio di ritrovo per molti di questi ragazzi (al saluto erano oltre 120) tanto che da pochissimi giorni hanno completato l’iter per la fondazione di un’associazione, la Tsw Crew, che vuole promuove questo sport e stile di vita (Bike Life). Lo vuole fare attraverso la realizzazione di eventi ma anche la realizzazione di luoghi di ritrovo in collaborazione con i comuni e una Accademy dove apprendere poter apprendere i trick.

Ma soprattutto vogliono combattere il fenomeno della micro criminalità, delle baby gang, spesso associate a questi gruppi. “Noi di Tsw – dice più volte Ranieri, presidente dell’associazione – ci dissociamo da determinati comportamenti anche perché non vogliamo esser etichettati come baby gang ma anzi è un fenomeno che vorremmo combattere”.

Ranieri, con accanto a lui Marco Bandiera e il figlio Bryan, vogliono far capire che questo tipo di comportamento “non è tollerato” all’interno dell’associazione. “Vogliamo aiutare i ragazzi e toglierli da quello che può essere il discorso criminalità” intervenendo anche in zone come il Gad, creando eventi e spazi nei quali possano esprimersi.

Sono preoccupati dall’associazione con il termine baby gang anche dal tono di alcuni commenti comparsi sotto l’articolo pubblicato su questa testata. Contestano anche il fatto che il gruppo fosse innocuo e che non si possa parlare di baby gang “perché divertirsi sulla sella della propria bici, impennare, ridere, confrontarsi, mettersi alla prova, divertirsi senza arrecare molestie ad alcuno non è condotta illecita”.

La Bike Life è “uno stile di vita – spiega Bryan – che nasce da piccolo, ti senti bene a impennare su una ruota”. “Non è – aggiunge – una cosa da spericolati” anche se chiaramente c’è chi lo fa in mezzo alla gente o in luoghi pericolosi ma “non lo è se lo fai in un piazzale o in luoghi non pericolosi”.

Questi ragazzi si spostano su due ruote ma passano la maggior parte del tempo su una. Un gesto tecnico molto difficile che richiede tanto allenamento e proprio per questo l’associazione, che sarà una asd (associazione sportiva dilettantistica) vuole lavorare per avvicinarsi il più possibile al mondo dello sport. Un fenomeno simile avvenne con lo skateboard, nato in California negli anni Sessanta e oggi ormai riconosciuto come pratica sportiva. Anche la Bike Life nasce negli Usa ma è molto più giovane dello skate e arriva in Europa passando prima dal Regno Unito.

“Come in altre discipline – si legge in un articolo di Claudia Decaro -, dalla breakdance al parkour, i wheelie guys nascono e crescono nelle strade creando quel perfetto innesto tra lifestyle e performance atletica”. “Il fenomeno – prosegue la giornalista sulla rivista Undici -, dagli Usa, arriva poi in UK, e diventa un linguaggio sempre più utilizzato per raccontare alcune sottoculture come il rap e il grime. Raggiunge il massimo della popolarità grazie a numerosi videoclip musicali, tra cui ‘Floor Seats’ di A$AP Ferg, uscito nel 2019”.

Lo scorso anno la Crew ha avuto anche l’opportunità di avere uno spazio dedicato durante l’Expo Bike che si è tenuta in zona fiere, evento al quale parteciperanno anche durante la prossima edizione che si terrà tra febbraio e marzo del 2026.

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