Informazione e privacy: nuove sfide nel giornalismo digitale
Secondo un report del Reuters Institute del 2022, il 38% degli utenti in Europa dichiara di non fidarsi più delle notizie online
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Da sempre all’avanguardia nel campo dell’elettrificazione e dell’automazione, ABB è un punto di riferimento globale per l’innovazione tecnologica applicata all’efficienza energetica
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La carenza di acqua sta diventando un problema sempre più pressante. I cambiamenti climatici, che sono caratterizzati da periodi di piogge irregolari e temperature in costante aumento, finiscono per influire sulla disponibilità di risorse idriche
Il modo in cui le persone cercano e consumano contenuti online è cambiato completamente. Lo stesso Google sta evolvendo il proprio motore di ricerca integrando l’AI generativa nei risultati, attraverso quella che è nota a tutti come “AI overview experience”.
Nel frattempo, gli assistenti come ChatGPT e Gemini stanno diventando sempre più centrali nella routine informativa di milioni di utenti. Di fronte a questo scenario, è diventato evidente come sempre più traffico organico venga assorbito direttamente da questi strumenti, senza che l’utente visiti effettivamente il sito che ha generato l’informazione.
La causa non è solo un cambio di algoritmo, ma una vera rivoluzione nel modo in cui le informazioni vengono estratte, sintetizzate e restituite dagli strumenti di intelligenza artificiale. Per affrontare questo nuovo scenario, molte realtà hanno scelto di affidarsi a un’agenzia SEO per visibilità su ChatGPT e AI, con l’obiettivo di ripensare il posizionamento non solo sui motori di ricerca tradizionali, ma anche nelle nuove piattaforme conversazionali. Scopriamo in che modo.
Con il lancio dell’AI Overview, inizialmente noto come SGE (Search Generative Experience), Google ha introdotto una modalità di risposta che non si limita più a mostrare link, ma sintetizza direttamente le risposte alle query degli utenti. In pratica, quando un utente cerca una domanda, Google fornisce un riepilogo generato dall’intelligenza artificiale che attinge da fonti online, proponendo una risposta diretta e dettagliata.
Questo sistema, se da un lato migliora l’esperienza dell’utente, dall’altro riduce notevolmente la necessità di cliccare sui risultati organici. Quando la risposta è già disponibile nella parte alta della pagina, sintetizzata in modo chiaro, l’utente ha meno motivi per visitare altri siti.
Questo approccio, per quanto utile agli utenti, sta creando una nuova disintermediazione tra creatore di contenuti e fruitore. È un cambiamento strutturale nel rapporto tra SEO e motore di ricerca, che richiede una profonda ristrutturazione delle strategie editoriali.
Parallelamente all’evoluzione di Google, anche gli strumenti come ChatGPT, Gemini o Perplexity AI stanno diventando canali di accesso alle informazioni sempre più utilizzati. Gli utenti formulano domande direttamente alle AI, aspettandosi una risposta immediata, personalizzata e riassuntiva. In molti casi, non cercano più su Google: aprono un’app di AI e pongono la loro domanda lì.
Questo ha un impatto diretto sul traffico ai siti web. Le AI generative attingono ai contenuti già esistenti, ma spesso li riformulano, li accorpano e li rispondono senza indicare chiaramente l’origine. Anche quando le fonti vengono citate, raramente si traduce in un clic. È una nuova logica, dove il contenuto viene “consumato” senza passare dal sito.
Chi gestisce la presenza digitale di un brand deve quindi tenere conto di una doppia esposizione: da un lato, essere visibile sui motori di ricerca classici, dall’altro, essere selezionato come fonte valida e autorevole dalle AI.
Di fronte a questa trasformazione, il rischio principale è di restare ancorati a un modello SEO pensato per un web che non esiste più. L’approccio vincente oggi è ibrido: serve un lavoro tecnico per restare competitivi nei risultati di ricerca classici, ma anche un lavoro strategico per rendere i propri contenuti adatti ad essere “letti” e riutilizzati dalle AI.
Un altro aspetto fondamentale riguarda la tracciabilità: per comprendere quanto traffico viene assorbito dalle AI o ridistribuito in modo non tracciabile, è necessario monitorare con attenzione non solo il numero di visite, ma anche il comportamento degli utenti, le fonti di traffico secondarie, i cambi di permanenza sulle pagine e il tasso di clic sulle query più informative.
In conclusione, l’arrivo delle AI nei motori di ricerca non va visto come una minaccia alla SEO, ma come un’evoluzione che richiede nuove competenze e una visione più ampia del contenuto. Chi sarà in grado di adattarsi a questo cambiamento potrà non solo recuperare il traffico perso, ma guadagnare nuove occasioni di visibilità nei luoghi digitali dove oggi si formano le decisioni e si costruisce l’informazione.
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