Salute
28 Luglio 2025
Istituita il 28 luglio nella ricorrenza della nascita del ricercatore Baruch Blumberg, premio Nobel per aver identificato il virus dell’epatite

Giornata mondiale contro epatite virale. L’impegno delle Aziende Sanitarie

di Redazione | 8 min

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Il 28 luglio si celebra la Giornata Mondiale contro l’Epatite virale, istituita nella ricorrenza della nascita del ricercatore Baruch Blumberg, premio Nobel per aver identificato il virus dell’epatite B (HBV) e sviluppato il primo vaccino anti-HBV. Oltre al virus dell’epatite B vi sono anche i virus dell’epatite A ed E che si tramettono per via alimentare, con cibi ed acqua contaminata, e quelli dell’epatite C e D (quest’ultima strettamente correlata all’epatite B), che si trasmettono per via sessuale, parenterale e tramite liquidi biologici da persona infetta. L’epatite B e C sono importanti per la tendenza a dare origine a forme croniche con evoluzione alla fibrosi epatica, la cirrosi e, in una ridotta percentuale di casi, a carcinoma del fegato (epatocarcinoma).

L’Azienda Ospedaliero–Universitaria e l’Azienda USL di Ferrara, in stretta relazione con la Regione Emilia-Romagna, sono da sempre impegnate nella lotta contro questa patologia.

Le Unità Operative di Gastroenterologia ed Endoscopia provinciale (diretta dalla Facente Funzione dott.ssa Susanna Gamberini), di Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliero –Universitaria (diretta dal Facente Funzioni dott. Mario Pantaleoni) e di Malattie Infettive Territoriali dell’Azienda USL (diretta dal prof. Rosario Cultrera) lavorano in stretta sinergia per la prevenzione e cura dell’epatite.

In occasione della Giornata Mondiale dell’Epatite, le Aziende Sanitarie Ferraresi – attraverso i Servizi che gestiscono questa patologia – ribadiscono l’importanza di mantenere alta l’attenzione sulle epatiti, una battaglia non ancora vinta ma per la quale si dispone di tutte le armi necessarie per l’eliminazione. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha posto l’ambizioso obiettivo di eradicare l’epatite annullando la circolazione dei virus entro il 2030, una meta fondamentale per la tutela della salute pubblica, considerando che ancora oggi oltre il 95% dei decessi legati all’epatite sono causati da queste infezioni.

Le epatiti virali – trasmesse dai virus B, C, Delta ed E – hanno la capacità intrinseca di cronicizzare ed evolvere in forme severe di malattia. La trasmissione può avvenire attraverso l’uso di droghe iniettive, procedure diagnostiche o terapeutiche che non rispettano le corrette pratiche di sterilizzazione, l’utilizzo di derivati ematici non screenati, pratiche sessuali che comportano esposizione al sangue, trattamenti estetici come manicure, piercing e tatuaggi, o anche per via verticale da madre infetta al neonato. Un aspetto cruciale è il “sommerso”: l’OMS stima che solo il 10% delle persone con epatite B cronica riceva una diagnosi, e di queste, solo il 22% riceve le cure. Per l’epatite C, il 21% riceve una diagnosi, e il 62% di queste persone (pari al 13% di tutti i malati) riceve le cure. La prevalenza nazionale per l’HCV è circa dell’1% (circa 500.000 soggetti), con circa 200.000 mai trattati e quasi la metà con malattia avanzata. Per l’HBV, la prevalenza si attesta intorno allo 0.4%, con un aumento registrato dopo la pandemia. La malattia esordisce e avanza quasi completamente asintomatica, portando spesso a una diagnosi casuale o solo quando la malattia evolve in forme più severe come la cirrosi o il tumore epatico, responsabili di oltre 1 milione di morti all’anno.

Le Aziende Sanitari ferraresi dedicano da anni lavoro e interesse all’epatologia, riconoscendone l’ampia rilevanza e la necessità di un forte impegno medico, soprattutto nelle forme avanzate. La collaborazione tra queste discipline è fondamentale per la cura e la prevenzione della popolazione. Vengono portati avanti canali dedicati all’attività epatologica, con ambulatori specialistici che accolgono la popolazione sia nella fase diagnostica che di cura della malattia cronica non complicata. I soggetti affetti da infezione virale B, C, Delta e anche casi di epatite E cronicizzata accedono a questi ambulatori per il trattamento e monitoraggio delle terapie antivirali, per il follow-up di malattia compensata e per lo screening precoce dell’epatocarcinoma. Una particolare attenzione è rivolta ai pazienti candidati a terapie immunomodulanti o immunosoppressive (ad es. per patologie reumatologiche, neurologiche, onco-ematologiche) che maggiormente sono esposti a riacutizzazioni di infezioni latenti da HBV/HDV e HCV. Le Aziende Sanitarie Ferraresi sono centri prescrittori regionali per la terapia dell’epatite C e hanno iniziato il trattamento con Bulevirtide per l’epatite Delta, approvata in Italia dall’AIFA nel 2023.

L’Unità Operativa di Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria è riconosciuta come Centro Provinciale autorizzato al trattamento dei coinfecti HBV-HIV e HCV-HIV. Ha inoltre aderito al Progetto Scientifico PITER (Piattaforma Italiana per la Terapia delle Epatiti Virali Croniche), uno studio clinico coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità con finalità di guida, indirizzo, progresso e innovazione nell’approccio diagnostico terapeutico delle epatiti virali croniche B, C e D.

L’Unità Operativa di Malattie Infettive Territoriali dell’Azienda USL ha il mandato di raggiungere capillarmente tutto il territorio. Il prof. Cultrera ha organizzato e distribuito gli ambulatori infettivologici non solo a Ferrara, ma anche a Cento e Lagosanto, al fine di raggiungere e inserire in un programma di screening gli abitanti del territorio e i soggetti di nazionalità estera residenti in Italia, che rappresentano una popolazione non completamente indagata per epatite B e C. È inoltre impegnato nel rafforzare i progetti di interazione con i Servizi per le dipendenze patologiche (SerD), con strategie multidisciplinari volte a ridurre il serbatoio infettivo in questa popolazione. A questa unità è affidato anche il servizio di screening e cura delle carceri, un intervento rilevante sotto l’aspetto sociale oltre che strettamente sanitario.

“L’impegno capillare sul territorio – evidenzia il prof. Cultrera – è cruciale per intercettare i casi sommersi di epatite, specialmente in popolazioni vulnerabili come i tossicodipendenti e i detenuti, che spesso rappresentano un serbatoio infettivo importante. La prevenzione e la diagnosi precoce, rese accessibili a tutti, sono i pilastri su cui costruire la strategia per l’eradicazione”.

La Gastroenterologia, con il contributo della Dott.ssa Loredana Simone, Responsabile degli ambulatori di epatologia, dei percorsi delle malattie epatiche croniche avanzate e referente per i trapianti di fegato nella provincia di Ferrara, ha focalizzato la sua attività sulla fase avanzata di malattia. Pazienti con cirrosi scompensata ed epatocarcinoma sono seguiti presso il Day Service della Gastroenterologia con l’obiettivo di ricompensare, trattare la malattia, prevenire e individuare precocemente le recidive, migliorare la qualità di vita e valutare il timing per il trapianto. L’unità è riferimento provinciale per i trapianti di fegato, collaborando con il Centro Trapianti di Bologna per garantire a tutti ogni possibilità di cura. L’U.O. di Gastroenterologia ed endoscopia provinciale ha sviluppato competenze specialistiche come l’ambulatorio ecografico per lo studio del fegato, dei vasi addominali e della milza, applicando la metodica elastometrica “Fibroscan” per una diagnosi quantitativa della fibrosi. Offre anche un ambulatorio endoscopico per la valutazione e il trattamento delle varici, una delle complicanze più temute della malattia di fegato avanzata, gestendo i sanguinamenti acuti o intervenendo precocemente con la profilassi. Dal 2005, un gruppo multidisciplinare si dedica alla diagnosi e alla cura dell’epatocarcinoma, offrendo il massimo della competenza e le migliori terapie.

“La gestione delle epatiti nelle fasi avanzate, che possono sfociare in cirrosi o epatocarcinoma, richiede un approccio altamente specialistico e multidisciplinare. È fondamentale offrire ai pazienti percorsi diagnostici e terapeutici completi, dall’innovazione farmacologica alla valutazione per il trapianto, per garantire la migliore qualità di vita e massimizzare le possibilità di successo terapeutico.” – Dott.ssa Loredana Simone, Responsabile degli ambulatori di epatologia, percorsi delle malattie epatiche croniche avanzate e referente per i trapianti di Fegato nella provincia di Ferrara

È importante adottare un atteggiamento proattivo nella ricerca delle infezioni, anziché attendere una diagnosi fortuita. Per questo, le Aziende Sanitarie Ferraresi hanno accolto con entusiasmo l’invito a partecipare alla campagna di screening Nazionale, definita dal Decreto ministeriale 14 maggio 2021. La partecipazione alla campagna di screening Regionale è stata organizzata estendendo la metodologia di lavoro ai soggetti partecipanti, prendendo in carico tutti coloro che hanno acconsentito al programma di cura. Viene offerta competenza non solo nella terapia farmacologica per l’eradicazione del virus C, ma anche una precisa stadiazione della malattia che permette di selezionare i pazienti da tenere sotto controllo anche dopo l’eradicazione virale, mantenendoli agganciati agli ambulatori epatologici per un corretto follow-up, distinguendoli da coloro che, diagnosticati precocemente, possono considerarsi guariti.

L’AZIONE DI SCREENING. Al fine di eradicare l’HCV, nel 2021 il Ministero della Salute ha promosso un programma nazionale sperimentale di screening gratuito per la fascia di età della popolazione più suscettibile (1969-1989).

Ferrara ha iniziato a Dicembre 2021, il suo protocollo di screening gratuito della popolazione, per individuare le infezioni da epatite C ancora asintomatiche e misconosciute (il così detto «sommerso»); dimostrando l’eccellenza dell’unità di programma sanitario dedicato con la più alta percentuale di partecipanti in Italia nel 2022, in ulteriore aumento nel 2023 e nel 2024. L’introduzione dei nuovi farmaci ad azione antivirale diretta, caratterizzati da un eccellente profilo di sicurezza e di efficacia, ha reso concreto e raggiungibile l’obiettivo di eliminare il virus che causa l’epatite C. Permangono però un gran numero di persone che, essendo inconsapevoli di essere infette, costituiscono un serbatoio per il virus e la fonte di nuovi contagi.

“A Ferrara, come in tutta la regione Emilia-Romagna – commenta la dott.ssa Caterina Palmonari, Direttrice della Unità Operativa Screening oncologici dell’Azienda Usl – lo screening ha permesso di individuare le infezioni da epatite C ancora asintomatiche e misconosciute (così detto «sommerso»), migliorare la possibilità di una diagnosi precoce e avviare i pazienti al trattamento, onde evitare le complicanze di una malattia epatica avanzata e delle manifestazioni extraepatiche, nonché interrompere la circolazione del virus impedendo nuove infezioni. Lo screening è rivolto a tutti i nati tra il 1969 e il 1989 che possono aderire senza la ricetta medica e senza il pagamento del ticket ed avviene attraverso l’esecuzione di un prelievo di sangue. L’invito avviene tramite il Fascicolo sanitario elettronico (Fse) e l’invio di un sms. La proposta di adesione allo screening può avvenire anche durante l’effettuazione del prelievo per esami ematici già prescritti per altri motivi. In caso di positività il paziente verrà contattato direttamente dal Centro Specialistico di riferimento locale per la presa in carico e per definire l’inizio della terapia antivirale. Nel caso favorevole dell’esito negativo si riceverà il referto degli esami sostenuti sul proprio Fascicolo Sanitario Elettronico e si uscirà dal percorso di screening.

Dal 2022 ad oggi, a Ferrara, le persone invitate ad eseguire lo screening sono state oltre 99.200 e l’adesione si attesta tra i primi posti in Regione e in Italia con circa il 60% di aderenti. Grazie allo Screening attivo a Ferrara sono stati effettuati 57.562 test per verificare la presenza del virus che causa l’Epatite C, 84 dei quali sono risultati positivi asintomatici e pertanto inviati a visita specialistica per individuare il trattamento terapeutico adeguato.

La campagna di screening ha sensibilizzato e responsabilizzato sia i pazienti che gli operatori sanitari, che hanno elogiato e dimostrato grande adesione alla nuova metodica, grazie alla chiarezza e trasparenza della politica informativa. Lo Screening è efficace perché permette la possibilità di fornire una terapia con la quale oggi si può guarire dall’Epatite C”.

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