Garantire un trattamento economico minimo ai lavoratori impiegati nei servizi affidati dal Comune di Ferrara: questo è l’obiettivo della mozione presentata dal gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle, a firma della capogruppo Marzia Marchi, che punta a introdurre un criterio premiale per le imprese che applicano un salario orario non inferiore a 9 euro lordi. La proposta interviene su un tema di grande attualità: la tutela del lavoro e la lotta al “lavoro povero”, in particolare nei settori coinvolti in appalti pubblici o concessioni di servizi.
La mozione prende le mosse da un quadro economico e normativo complesso. Secondo l’Ocse, l’Italia ha registrato il calo più netto dei salari reali tra le grandi economie avanzate. In assenza di un salario minimo legale, la tutela della retribuzione avviene oggi esclusivamente attraverso la contrattazione collettiva, come previsto dall’articolo 36 della Carta costituzionale.
Tuttavia, l’uso crescente dell’affidamento a soggetti esterni per l’erogazione di servizi pubblici ha comportato, secondo i pentastellati, un rischio concreto di compressione salariale e un livellamento verso il basso delle tutele, specie nei contratti al massimo ribasso. Per questi motivi, la proposta del M5S chiede che il Comune di Ferrara inserisca, nei bandi di gara fondati sul criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, un criterio premiale per le aziende che garantiscano a tutti i lavoratori coinvolti nell’appalto una retribuzione non inferiore a 9 euro lordi all’ora.
Nello specifico, la mozione impegna l’amministrazione a: includere nei bandi pubblici un punteggio aggiuntivo per chi assicura il salario minimo indicato; prevedere che tale premialità venga valutata dai dirigenti comunali competenti nella redazione dei bandi; verificare il rispetto della condizione salariale attraverso i direttori dei lavori o i responsabili dell’esecuzione, anche a seguito di eventuali segnalazioni dei lavoratori.
Nel testo della mozione si richiamano inoltre le norme del nuovo Codice degli appalti (d.lgs. 36/2023), che rafforzano l’obbligo di applicazione dei contratti collettivi stipulati dalle parti più rappresentative e introducono clausole sociali obbligatorie nei bandi di gara. Non solo, perché tale richiesta del gruppo consiliare è attualmente in linea con l’Europa. Infatti, la direttiva Ue 2022/2041 chiede agli Stati membri di garantire salari minimi adeguati e condizioni di lavoro dignitose, anche attraverso la contrattazione collettiva o l’introduzione di salari minimi legali.
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