Portomaggiore. Dopo l’ottimo riscontro del cinema nel cortile della Biblioteca Peppino Impastato, la rassegna prosegue con un doppio appuntamento settimanale: La Sala Professori, un titolo che stupirà per le tematiche e per una narrazione interessante ed avvincente, in programma martedì 29 luglio alle ore 21.15 ed infine il recupero del primo titolo The Holdovers – Lezioni di vita, un film brillante, pieno di humor e colmo di battute pungenti e sagaci, marchio di fabbrica del cinema di Alexander Payne , mercoledì 30 luglio.
Candidato all’Oscar come miglior film in lingua non inglese, La sala professori del cineasta berlinese İlker Çatak è un incisivo apologo sulla ricerca di una verità che possa essere condivisa da tutti, tanto più in una società multietnica come quella tedesca. Ragionando su questo e sul concetto di giustizia, sulle pratiche per affermarla e sulla loro correttezza, sui ruoli di vittima e di colpevole, il film si avvale di un ritmo narrativo sostenuto e di una sensibile, sfumata prova attoriale di Leonie Benesch.
A chiudere la rassegna, mercoledì 30 luglio sarà il film del regista Alexander Payne The Holdovers – Lezioni di vita.
New England, 1970. Paul Hunham è un impopolare insegnante di lettere classiche alla Barton Academy a cui viene affidato il compito di supervisionare i quattro studenti che rimarranno nel collegio durante le vacanze di Natale. A loro si aggiunge anche Angus Tully, un ragazzo intelligente ma ribelle costretto all’ultimo minuto a rimanere a scuola dopo che la madre ha deciso di andare in luna di miele con il nuovo marito.
Payne è un cantore dell’America profonda, un amante del viaggio, a cui piace giocare con il cinema. Dietro a The Holdovers – Lezioni di vita sembra esserci un film famoso degli anni Ottanta: Breakfast Club di John Hughes. Era la storia di cinque studenti un po’ troppo esuberanti, costretti per punizione a passare più tempo del previsto tra le grinfie del preside. Veniva affidato loro un tema: “Chi sono io?”. The Holdovers sembra essere la risposta a quella domanda, ribaltando anche la struttura di L’attimo fuggente di Peter Weir.
Paul Giamatti regala una delle migliori interpretazioni di sempre. Diventa l’immagine di un’America miope, oppressiva, che avrebbe bisogno di riscoprire sé stessa. In un’indagine sull’attualità, sulle sue contraddizioni, sui desideri mai concretizzati.
In caso di maltempo le proiezioni si terranno all’interno della Biblioteca.
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