La notizia riemersa in questi giorni sulla stampa locale del rischio di “classi pollaio” durante il prossimo anno scolastico spingono il segretario della Flc Cgil Mauro Santi ad intervenire. A questo problema infatti ritiene “doveroso aggiungere che ieri (23 luglio, ndr) si sono presentate presso i nostri uffici parecchi docenti perdenti posto, ovvero coloro che hanno ricevuto una comunicazione dalla loro scuola che l’anno prossimo non avranno più una cattedra e che devono trasferirsi altrove, con buona pace della tanto sbandierata continuità da parte del Mim”.
Ad essere interessati, dice, “i tre licei cittadini, il Bassi Burgatti di Cento il Bachelet”.
Per Santi “questa è una morte annunciata” e se si vuole trovare un colpevole non si deve “guardare agli uffici dell’ex provveditorato che in questo momento sta lavorando a marce forzate (e a ranghi ridotti) per ridurre al minimo i disagi di insegnanti e scuole, con una perseveranza encomiabile”.
“Era una morte annunciata” consegnata dalla finanziaria con “il taglio di 10 cattedre”. Sottolinea poi che “Ferrara è la provincia dove i collegi docenti hanno deliberato più classi di tutta la regione del tanto propagandato quadriennale promosso dal ministro Valditara”. Parla di 14 classi che “comportano una riduzione di circa 10 ore di insegnamento a classe” e così i posti per gli insegnati si riducono di altri 9. In ultimo “il liceo musicale finalmente attivato anche nella nostra provincia, ma senza ulteriori oneri per lo stato, portandosi via così altri 5 posti”.
“Al di là di quello che comporta – prosegue -, la propagandata filiera tecnologico-professionale che come fine ha la formazione di lavoratori, non di cittadini, smantellando scientemente la scuola pubblica, sperimentazione confezionata su coloro che non potranno aspirare a diventare classe dirigente, implica anche un taglio di personale ed un aumento delle classi pollaio. Questo perché le classi del quadriennale vengono attivate in deroga al numero degli alunni iscritti, comportando di fatto un aumento degli alunni nelle classi degli indirizzi ordinamentali”.
Il segretario lamenta anche come nelle altre provincie dell’Emilia Romagna le autonomie scolastiche abbiano “assecondato molto meno le pressioni del ministero”. “Infatti ora – aggiunge -, per stimolare ulteriormente questa ‘sperimentazione’ regala una laurea triennale alla fine del percorso 4+2, con un solo anno di università”.
“Però adesso si vede il re nudo – conclude -: la sperimentazione è un ulteriore taglio, certamente dell’offerta formativa delle scuole, oltre che di posti di lavoro. Le scuole, alla ripartenza, dovranno fronteggiare un anno scolastico con sempre meno risorse ed anche affrontare le Nuove indicazioni Nazionali, per cui bisogna dare centralità allo studio della storia europea…e, spero, non arriveremo a soffermarci solamente sulla storia del nostro quartiere”.
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