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20 Luglio 2025

Particole o ostie? Come chiamarle e come sceglierle per la celebrazione eucaristica

di Redazione | 3 min

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Nel linguaggio liturgico e devozionale, i termini “particola” e “ostia” sono spesso usati come sinonimi, ma dietro a queste due parole si nascondono sfumature interessanti che vale la pena esplorare. Entrambi i termini indicano il pane consacrato durante la celebrazione eucaristica, ma la loro origine e il contesto in cui vengono usati possono offrire spunti utili anche per una scelta consapevole.

Ostie e particole: sinonimi o termini con sfumature diverse?

La parola “ostia” deriva dal latino hostia, che significa “vittima sacrificale”. Questo termine sottolinea l’aspetto sacrificale dell’Eucaristia, dove il pane e il vino diventano il Corpo e il Sangue di Cristo. “Particola”, invece, proviene da particula, ovvero piccola parte. In origine, la particola era la frazione del pane consacrato destinata alla comunione dei fedeli, da qui il significato più tecnico legato alla dimensione e all’uso liturgico.

Oggi, nell’uso comune, i due termini vengono utilizzati quasi indifferentemente, ma si può notare una certa tendenza: “particola” è spesso usata in ambienti liturgici e tecnici (come nei cataloghi di articoli sacri), mentre “ostia” ha una diffusione più popolare e quotidiana, forse anche più carica di senso emotivo.

Forme e formati delle particole per la celebrazione

Le particole sono disponibili in diversi formati, proprio per rispondere a varie esigenze liturgiche. Le più piccole, con diametri che variano da 2,5 a 3,5 cm, sono le più usate per la comunione dei fedeli. Quelle di dimensioni maggiori, dette comunemente “ostie grandi” (7-12 cm), sono riservate al sacerdote celebrante, soprattutto durante la consacrazione.

Un altro aspetto da considerare è la consistenza: le particole possono essere più o meno sottili, più croccanti o più friabili. La scelta dipende anche dalla sensibilità personale e dalla tradizione liturgica della parrocchia o comunità. Alcune sono lisce, altre decorate con simboli cristologici o croci.

Che le si chiami particole per la Messa o ostie, ciò che conta è che siano realizzate secondo i criteri liturgici: online si trovano diverse tipologie adatte a ogni esigenza.

Requisiti liturgici e produzione

Per poter essere utilizzate durante la celebrazione eucaristica, le particole devono essere prodotte secondo quanto previsto dal diritto canonico: esclusivamente con farina di frumento e acqua, senza aggiunta di lieviti, sale o altri ingredienti. Questo garantisce che il pane sia “azzimo”, come quello utilizzato da Gesù nell’Ultima Cena.

In molte diocesi, le ostie e particole vengono realizzate da comunità religiose o monasteri, dove l’attenzione alla preghiera accompagna la produzione manuale. In alternativa, esistono laboratori specializzati certificati dalla diocesi, che garantiscono il rispetto delle norme liturgiche e igienico-sanitarie.

In casi particolari, come per i celiaci o intolleranti al glutine, sono disponibili particole a basso contenuto di glutine approvate dalla Santa Sede, ma sempre realizzate a base di frumento.

Come scegliere le particole

Quando si scelgono particole o ostie per la celebrazione, è utile tenere conto di diversi fattori: il numero dei partecipanti, la frequenza delle celebrazioni, la modalità di conservazione e l’aspetto estetico. In contesti solenni, ad esempio, si prediligono ostie grandi decorate, mentre per le celebrazioni quotidiane bastano formati semplici e pratici da distribuire.

Anche la confezione ha la sua importanza: le particole vengono generalmente vendute in sacchetti sigillati o in scatole con divisori, per evitare che si rompano durante il trasporto o la conservazione.

In definitiva, sia che le si chiami ostie o particole, questi elementi sono ben più di un semplice pane: sono segni visibili di una presenza reale. Sceglierli con cura significa partecipare con maggiore consapevolezza al mistero dell’Eucaristia.

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