Un ritmo costante si diffonde tra i viali alberati di Ferrara. Sono le casse di un dj a bordo di un tuktuk a pedali a guidare i passi del corteo che ieri ha ricordato Federico Aldrovandi, a vent’anni dalla sua morte. Una
sound parade, una festa collettiva come l’ha definita il Comitato Federico Aldrovandi 2005-2025 che l’ha organizzata, pensata per celebrare quello che sarebbe stato il suo 38esimo compleanno.
Federico, nato il 17 luglio 1987, morì a 18 anni, il 25 settembre 2005, durante un controllo di polizia finito tragicamente. La sua vicenda scosse tutto il Paese, diventando un simbolo di lotta per la giustizia e i diritti civili. Ieri, 19 luglio, sono state circa 300 le persone che hanno scelto di camminare, pedalare e ballare lungo le mura della sua città, nel nome del suo ricordo.
Tra quelle 300 persone, anche i suoi genitori, Lino e Patrizia. “Penso che Federico sia il figlio ma anche il fratello di questi ragazzi che ho visto qui oggi – dice visibilmente emozionata la madre -. Per me, vederli tutti insieme, gli amici di Federico che oggi hanno diversi bambini è stato veramente bellissimo. Un’emozione grande perché anche i loro bambini erano qui. Grazie a tutti di cuore, anche chi c’era solo con il pensiero”.
“Vedere così tante persone, giovani anche da Bologna, dalla Virtus pallacanestro o i tifosi bolognesi, io penso che sia un gesto molto bello nei confronti di Federico, che non c’è più, e nei confronti dei figli di chiunque altro, in questo mondo così terribile”, afferma Lino. A dimostrazione di quanto la storia di Aldro sia capace di unire le persone. Un modo per ricordare che la giustizia e la dignità non appartengono a una sola città, ma sono un patrimonio comune.
Il ritrovo era fissato per le 18 in viale Belvedere, all’altezza di corso Porta Po. Da lì, il corteo ha percorso un itinerario simbolico e suggestivo: Torrione del Barco, Porta degli Angeli, Punta della Montagnola, Torrione di San Giovanni, e poi giù nei sottomura orientali, fino a sbucare in via Ravenna e arrivare al Circolo Black Star, dove la festa è proseguita fino a notte.
La “parata sonora” è stata un momento di comunità, costruita per abbracciare idealmente la città lungo uno dei suoi tratti più verdi e ombreggiati, pensato per offrire ristoro dalla calura e uno spazio sicuro, accessibile e libero. Postazioni con acqua e bibite fresche erano dislocate lungo il percorso, e a rendere ancora più viva l’atmosfera è stata la musica scelta per l’occasione: elettronica, urban, ritmi meticci e liberi, proprio come Federico.
Al Black Star, spazio caratteristico della socialità ferrarese, la festa è continuata con i dj set di Mais, Pbajo, Paogo Ameschi, Yes, Nsh, Paiaz ed Erbolariovario, in un clima che ha saputo unire memoria e voglia di vivere. Ma la giornata non è stata solo una festa. Andrea Boldrini, portavoce del Comitato ha ribadito che “ricordare non è solo commemorazione, è anche un modo per cambiare il presente. Possiamo creare qualcosa di nuovo, a partire da questa energia collettiva, da questa memoria che cammina, che balla, che non si arrende”.
E così Ferrara ieri ha camminato insieme, portando avanti una memoria che non chiede vendetta, ma giustizia e dignità. Una memoria che suona forte, che danza, che non smette di fare domande. Così hanno voluto ricordare che Federico era uno di noi, e quello che è successo a lui riguarda tutti.