Politica
18 Luglio 2025
Il 19 luglio 1992 persero la vita il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina

Agende Rosse ricorda la strage di via D’Amelio

(Foto di archivio)
di Redazione | 2 min

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Sabato 19 luglio 2025 ricorrono i 33 anni dalla strage di via D’Amelio, in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

A Ferrara, il Gruppo Agende Rosse “Emanuela Setti Carraro” ricorderà la strage con l’esposizione di una vela presso il volto del cavallo fin dalla mattina del 19 luglio a seguire alle 16.45 breve lettura di alcune frase del Giudice e alle 16.58 un momento di raccoglimento fissato esattamente all’ora dell’esplosione.

“A distanza di oltre tre decenni – ricorda il gruppo -, senza colpevoli definitivi e con troppi interrogativi ancora aperti, un nuovo sviluppo potrebbe finalmente riaccendere la speranza di verità. La giudice per le indagini preliminari di Caltanissetta, Graziella Luparello, ha sospeso la decisione sull’archiviazione dell’inchiesta sulle stragi del 1992. La richiesta di chiusura era arrivata dalla procura nissena, ma è stata bloccata grazie all’intervento dell’avvocato Fabio Repici, legale di Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso”.

“Determinanti – proseguono – sono stati alcuni nuovi documenti depositati da Repici, tra cui il verbale di una riunione riservata tenuta a Palermo il 15 giugno 1992, meno di cinque settimane prima della strage. In quell’incontro, Borsellino e altri magistrati discussero delle indagini sulla strage di Capaci e delle dichiarazioni di Alberto Lo Cicero, ex mafioso e confidente dei carabinieri. Lo Cicero aveva fornito informazioni su legami tra mafia, ambienti dell’estrema destra e figure come il boss Mariano Tullio Troia e l’ex parlamentare missino Giuseppe Lo Porto, vecchio amico di Borsellino. Secondo l’avvocato Repici, Borsellino stava lavorando in prima persona per approfondire la cosiddetta “pista nera”, che collegava Cosa Nostra a ambienti neofascisti”.

“È significativo – concludono – che il magistrato stesse aspettando una delega ufficiale dal procuratore Giammanco per poter interrogare direttamente Lo Cicero. In quei giorni, Borsellino avrebbe anche confidato di sentirsi tradito da un amico, forse legato proprio a questa vicenda. Il GIP Luparello ha definito la richiesta di Repici “meritevole di accoglimento” e ha fissato una nuova udienza per il 22 settembre 2025, riaprendo così una possibilità concreta di far luce su uno dei momenti più oscuri della storia italiana”.

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