Mercoledì 9 luglio i rappresentanti delle associazioni riunite nel Tavolo Provinciale dell’Imprenditoria della provincia di Ferrara, unitamente alle autorità e istituzioni locali, hanno incontrato il vicepresidente della Regione Emilia Romagna, Vincenzo Colla, per un confronto ampio ed aperto sulla attuale situazione economica e sulle prospettive per il territorio regionale e ferrarese in particolare.
A fare gli onori di casa, in una sala conferenze della Camera di Commercio di Ferrara Ravenna che ha registrato la presenza di dirigenti delle principali categorie economiche della nostra provincia, dall’agricoltura al commercio, dall’artigianato all’industria, sino alla cooperazione, il coordinatore del Tavolo per questo semestre, Federico Fugaroli, presidente provinciale di Coldiretti.
Ai saluti ed alle considerazioni delle istituzione ferraresi, dal prefetto Massimo Marchesiello, al presidente della Provincia Daniele Garuti, agli assessori in rappresentanza del Comune di Ferrara, al vicepresidente vicario della CCIAA FE RA Paolo Govoni, nonché dei consiglieri regionali ferraresi del Partito Democratico Paolo Calvano e Marcella Zappaterra hanno fatto seguito gli interventi delle categorie economiche ferraresi.
Interventi incentrati sul difficile momento storico che le imprese ed i cittadini stanno vivendo in conseguenza anche di scenari mondiali inediti che incidono pesantemente nella vita di persone ed aziende. In particolare sono stati posti all’attenzione i temi del costo delle materie prime, dello stato delle infrastrutture, della specificità della ZLS, dell’incertezza sui dazi degli Stati Uniti, dell’andamento demografico e delle politiche per le persone che la Regione persegue, dalla sanità al welfare, dalle politiche abitative alla formazione ed ai trasporti.
L’intervento del vicepresidente Colla, in forza anche delle deleghe quale assessore allo sviluppo economico e green economy, energia, formazione professionale, università e ricerca, relazioni internazionali, ha avuto una visuale ampia e composita sullo stato attuale e sulle prospettive. Prospettive che ha collocato in un arco temporale di non oltre due anni per verificare quanto potranno incidere le politiche europee nei confronti dello scenario mondiale e di conseguenza i margini operativi dello Stato e delle Regioni.
Particolare accento sulle questioni legate all’export, per una regione che è la prima forza nazionale nel valore delle esportazioni, dall’agroalimentare, all’automotive, al medicale, alle industrie meccaniche e ceramiche, al turismo. Una regione che sconta tutte le debolezze di una Unione Europea che manifesta una grande debolezza politica e che sui temi fondamentali (energia, lavoro, demografia, difesa, sviluppo economico) pare smarrita.
Venendo alle questioni più vicine al territorio provinciale, Colla ha ribadito il valore della coesione territoriale e delle politiche che hanno sin qui caratterizzato l’Emilia-Romagna, pur introducendo alcuni temi di prospettiva sui quali concentrarsi per tentare di non perdere posizioni o per agganciare opportunità.
In primis il fattore strutturale: dalla Cispadana al porto di Ravenna passando per le ZLS, fino alla necessità di puntare in modo selettivo all’utilizzo di risorse sia europee che locali nei settori agricolo ed industriale, nel solco di una grande tradizione che però oggi è messa in discussione dal mercato.
Quindi una sorta di percorso condiviso per individuare quali linee possano essere premiate con risorse dedicate, anziché con i tradizionali bandi, compreso politiche demografiche ed abitative che possano favorire la permanenza di lavoratori e di profili di alta professionalità, in un territorio che può essere il retroporto di Ravenna con disponibilità di siti e strutture funzionali al collegamento con i territori del nord Italia ed i corridoi europei, lavorando a progetti di reindustrializzazione verso nuovi prodotti del ciclo di recupero delle plastiche, piuttosto che di scelte mirate al sostegno della produzione agricola e del reddito di imprese e lavoratori.
In conclusione un no deciso al fondo unico europeo, disponibilità ad ulteriori confronti per la crescita del territorio ferrarese e la necessità di rafforzare l’idea di un’Europa diversa da quella che oggi si mostra come tecnocrazia insensibile alle istanze politiche del Parlamento, proiettata in ambiti che non possono essere condivisi da chi ripone nell’ideale europeo ben altri traguardi.
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