A Ferrara le imprese guidate da donne sono il 23,5%, si tratta del numero più alto in Regione dove, a parte Reggio Emilia, tutte le province superano il 20%. A elencare i numeri è la Camera di Commercio di Ferrara e Ravenna che conta, nel territorio di riferimento, 15.355 imprese, il 22,3%. In tre casi su quattro operano nel terziario, sono mediamente più piccole per dimensioni e più giovani.
Tra queste prevalgono forme giuridiche poco strutturate (il 63% delle imprese femminili è costituito da ditte individuali contro il 53% delle non femminili), con tassi di sopravvivenza leggermente inferiori alla media: a 5 anni dalla nascita ne rimane attivo il 62%, contro il 65% delle imprese maschili. Nel lungo termine il divario si riduce (sopravvive il 45% delle aziende “rosa” oltre i 5 anni, contro 47% di quelle a guida maschile). E’ la fotografia delle imprese femminili scattata dall’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio di Ferrara Ravenna nell’ambito delle attività di contrasto alla violenza di genere poste in essere dalla Giunta camerale.
“Accompagnare le donne nel percorso imprenditoriale, dalla fase dell’idea fino alla crescita su mercati più ampi – ha sottolineato il presidente della Camera di commercio di Ferrara Ravenna, Giorgio Guberti, che ha aggiunto – significa non solo favorire lo sviluppo economico inclusivo, ma anche dotarle di strumenti di autodeterminazione. Ogni donna che riesce a creare e far prosperare la propria impresa diventa infatti più libera, più autonoma e meno vulnerabile a ricatti o violenze di natura economica”.

Giorgio Guberti presidente della nuova Camera di commercio di Ferrara e Ravenna
“In quest’ottica – ha concluso Guberti – investire sulle donne che fanno impresa costituisce a tutti gli effetti una strategia di prevenzione della violenza di genere: promuovere l’empowerment economico femminile equivale, per la Camera di commercio di Ferrara Ravenna a rimuovere alcuni dei presupposti che alimentano le disparità e possono sfociare in abusi”.
“L’azione di formazione, informazione e mentoring che portiamo avanti con determinazione – ha evidenziato Antonella Bandoli, presidente del Comitato per l’imprenditoria femminile di Ferrara Ravenna – si configura come un fattore abilitante fondamentale per il successo delle imprese guidate da donne. Anche per questo il Comitato, nel supportare la nascita e il consolidamento delle imprese femminili, tiene alta l’attenzione sui temi dell’imprenditoria femminile anche quando non si collocano al centro del dibattito politico, con l’obiettivo di eliminare le disuguaglianze, favorire l’imprenditorialità, il lavoro, la parità, e contribuendo a prevenire le condizioni che sono alla base della violenza di genere”.
“Oltre che sul fronte dello sviluppo paritario e sostenibile attraverso l’incremento della cultura d’impresa – ha sottolineato Gisella Ferri, vice presidente del Comitato per l’imprenditoria femminile – siamo anche fortemente impegnate per la cultura della parità di genere nelle imprese. Dopo un inizio in sordina, i numeri descrivono uno scenario in rapida evoluzione e particolarmente vivace, che contribuisce non solo al superamento del gender gap ma all’aumento dell’occupazione femminile e, quindi, alla crescita della competitività delle imprese sul fronte, in particolare, dell’accesso al credito, dell’educazione finanziaria e della certificazione della parità di genere”.
Tornando all’indagine della Camera di commercio, si rileva come poco più di un’impresa femminile su tre faccia ricorso a finanziamenti bancari. 3 imprenditrici su 4, inoltre, hanno avviato la propria attività utilizzando esclusivamente capitali personali e familiari, mentre solo circa una su quattro ha fatto ricorso a un prestito bancario per l’avvio dell’impresa (26,9% delle imprenditrici, a fronte di un 22,4% tra gli uomini).
Infine, l’utilizzo di strumenti finanziari alternativi o complementari al credito bancario appare estremamente limitato: meno dell’1% delle imprese – indipendentemente dal genere del titolare – dichiara di essersi avvalsa di canali come investitori informali (business angels, venture capital) o piattaforme di microcredito e crowdfunding, segno di un ecosistema finanziario ancora poco diversificato per le piccole imprese. Una situazione di basso indebitamento volontario che certamente indica che le imprenditrici tendono a mantenere un’elevata autonomia finanziaria, ma che può rappresentare un freno alla crescita.