Ferrara è la provincia dell’Emilia-Romagna con il maggior numero di reati ambientali nel ciclo del cemento nel 2024, con 46 infrazioni accertate. È uno dei dati più significativi emersi dal nuovo rapporto di Legambiente “Ecomafia 2025. I numeri e le storie delle illegalità ambientali in Italia”.
In Italia cresce senza sosta l’attacco delle ecomafie all’ambiente e la piaga della corruzione. Nel 2024 viene superato il muro dei 40mila reati ambientali, con ben 40.590 illeciti, +14,4% rispetto al 2023. Parliamo di una media di 111,2 reati al giorno, 4,6 ogni ora.
Aumentano anche le persone denunciate, 37.186 (+7,8%), mentre il giro d’affari delle ecomafie vale 9,3 miliardi di euro (+0,5 miliardi rispetto al 2023) e cresce anche il numero dei clan coinvolti, 11 in più rispetto a quelli censiti nel precedente rapporto Ecomafia.
Così come aumentano le inchieste sui fenomeni corruttivi negli appalti di carattere ambientale: 88 quelle censite da Legambiente dal 1° maggio 2024 al 30 aprile 2025 (+17,3% rispetto al 2023), 862 le persone denunciate (+72,4%). Si tratta di inchieste che vanno dalla realizzazione di opere pubbliche alla gestione di servizi, come quelli dei rifiuti urbani e la depurazione, passando per la concessione di autorizzazioni ambientali alle imprese.
Entrando nel dettaglio dei dati di Ecomafia – elaborati dall’associazione ambientalista sulla base dei dati forniti dalle forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto – nel 2024 in Emilia-Romagna i reati ambientali sono stati 1648, a fronte di poco più di 84mila controlli, a dire che più del 4% dei reati totali sono stati commessi nella nostra regione. Il dato, se paragonato ad altri territori, in particolare quelli a tradizionale presenza mafiosa, non è eclatante, ma ci pone comunque circa a metà della classifica nazionale, di certo una posizione poco invidiabile. Il maggior numero di reati si riscontra nel ciclo del cemento, con 656 reati, 613 persone denunciate, 19 sequestri; 435 sono invece i reati legati al ciclo dei rifiuti e 424 quelli contro la fauna.
Tra le province emiliano-romagnole, oltre a Ferrara, spiccano anche Forlì-Cesena con 90 reati nel ciclo dei rifiuti e Ravenna con ben 180 reati contro la fauna.
“I dati di Ecomafia e gli straordinari contributi di analisi elaborati da tutte le forze dell’ordine, dalla Direzione investigativa antimafia alle Capitanerie di porto, dall’Agenzia delle Dogane e dei monopoli all’Ispra – commenta Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio nazionale Ambiente e legalità di Legambiente – testimoniano, insieme alla forte pressione sulle regioni del Mezzogiorno, una distribuzione capillare dell’illegalità ambientale lungo tutto lo Stivale. A ciò bisogna aggiungere la crescente pervasività delle mafie e della corruzione negli appalti pubblici, che, oltre a minare l’integrità e l’efficienza della spesa pubblica, rappresenta una minaccia non solo per l’economia, ma anche per il tessuto sociale e democratico del Paese. Per contrastare gli ecocriminali e la loro manifesta arroganza, servono quindi interventi decisi: ai risultati positivi prodotti fino ad ora dalla legge 68 n. 2015 sugli ecoreati, bisogna far seguire nuovi strumenti per contrastare anche le agromafie, a cominciare dal mercato in crescita dei pesticidi illegali, e l’abusivismo edilizio, altra piaga del paese, rafforzando il sistema dei controlli ambientali in modo omogeno su tutto il territorio nazionale”.
“Da diversi anni l’Emilia-Romagna si colloca più o meno a metà della classifica nazionale dei reati ambientali – commenta Legambiente Emilia-Romagna – questo indica la necessità di agire in modo diverso per il contrasto a questi fenomeni. Certo le attività di controllo e repressione sono fondamentali, ma riteniamo necessario lavorare molto di più sulla prevenzione, rafforzando il tessuto sociale e imprenditoriale della nostra regione e lavorando con maggiore determinazione e capillarità nell’educazione alla legalità nelle scuole”.
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