di Nicolò Govoni
Dalla doppietta di Juan Ignacio Molina alla cordata dell’imprenditore Juan Martin Molinari. La nuova Spal, o meglio dire – per ora – l’Ars et Labor Ferrara riparte dall’Argentina, terra che richiama inevitabilmente Oscar Massei, e dalla bandiera Mirco Antenucci. La notizia della scelta operata dal sindaco Fabbri e dall’assessore Carità ha però diviso i tifosi sui social.
Come prevedibile, l’annuncio di Molinari ha scatenato reazioni e commenti sull’indice di gradimento di quella che sarà la nuova proprietà biancazzurra. Se molti supportano l’arrivo in città dell’imprenditore argentino, altrettanti storcono il naso: il timore è che un altro patron d’oltreoceano possa ripercorrere la sciagurata strada di Tacopina, e chi è più scaramantico fa tutti gli scongiuri del caso.
Molinari, infatti, era socio del Perugia e molto vicino al presidente Faroni. Deteneva il 10% del club umbro: carica abbandonata con le dimissioni per motivi personali, avvenute nella giornata stessa del 10 luglio, proprio poche ore prima dell’annuncio di Fabbri. E questo non è passato inosservato ai tifosi spallini.
E spunta, tra le righe, il rammarico dei ferraresi che avrebbero preferito lasciare la nuova società nelle sagge mani di uno spallino doc come Walter Mattioli, escluso insieme alla cordata di imprenditori che lo sostenevano. A garantire l’attaccamento e la continuità con la storia del club è la presenza di Mirco Antenucci, amato dai tifosi, anche se qualcuno lo ritiene ancora troppo “acerbo” per un ruolo in questo momento molto delicato. Ma nessuno mette in discussione il suo attaccamento alla maglia e ai colori biancazzurri.
Infine, si sprecano le battute tra il gruppo Campari, che era considerato alla vigilia tra i più papabili per la ripartenza del calcio ferrarese, e Molinari, cognome che rimanda alla celebre sambuca – anche se non hanno niente a che fare l’uno con l’altra.
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