Politica
12 Luglio 2025
Baraldi: “Serve introdurre l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole, sostenere i consultori e rendere gratuita la contraccezione per le più giovani”

La Destra e le donne

di Redazione | 3 min

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Stop agli accreditamenti Cra, la Regione reagisce

Dopo la legge nazionale 193 che ha imposto a tutte le Regioni la sospensione degli accreditamenti, la Regione, con l’assessora Conti, “ha immediatamente convocato tavoli con sindacati, Anci e gestori e chiedendo pareri legali per tutelare il nostro modello”

di Ilaria Baraldi*

Fossero servite altre prove del fatto che essere prima donna a capo di un governo non ha fatto di Giorgia Meloni una Presidente del consiglio dalla parte delle donne, negli ultimi giorni se ne sono aggiunte due: un tavolo istituzionale di soli uomini (alcuni dei quali sorridenti) che per la regione Piemonte discutono di come riaprire la “stanza dell’ascolto” all’ospedale Sant’Anna di Torino, e il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Bocchi, che in Emilia Romagna attacca con parole da bar la pillola Ru486.

Quindi siamo alle solite: colpire una legge dello stato – la 194 – complicando, banalizzando e sminuendo percorsi di scelta liberi e consapevoli delle donne. Il diritto di aborto (lo ripetiamo: diritto) è ormai da tempo oggetto di attacco delle destre e del governo, sul piano politico e sul piano della prassi: 7 ginecologi su 10 si rifiutano di praticare l’aborto (secondo l’ultimo report ministeriale), ma, secondo il report Mai Dati di Chiara Lalli e Sonia Montegiove ci sono 72 ospedali con l’80-100% di obiettori di coscienza tra il personale sanitario, 22 ospedali e 4 consultori con il 100% di obiettori tra il personale sanitario, 18 ospedali con il 100% di ginecologi obiettori e 46 strutture con una percentuale di obiettori superiore all’80%.

Un dato che costringe le donne che vogliono accedere ad un loro diritto a migrazioni in strutture fuori dalla propria regione, che comporta carico di lavoro abnorme sulle spalle dei medici non obiettori (e del personale sanitario), rallentamenti e disapplicazione di una legge dello stato e quindi diseguaglianze.

In questo quadro statistico desolante si inseriscono i fondi pubblici alle associazioni antiabortiste, l’ingresso dei provita nei consultori, così come la costante insinuazione che il calo demografico sia dovuto ad un eccesso di libertà e autodeterminazione delle donne, insieme al taglio delle risorse del Pnrr per l’ampliamento dei posti nella scuola d’infanzia. Come a dire: donne, state a casa e fate figli.

Infine, l’attacco all’aborto farmacologico, tecnica meno invasiva, prescritta da personale medico e con costi di applicazione decisamente inferiori per il sistema sanitario, nasconde un giudizio morale sulle scelte delle donne: lo stigma che vede nell’aborto farmacologico una soluzione di “comodo” per la donna. Perché, se proprio vuoi abortire, il minimo è che il percorso ti sia difficile e possibilmente doloroso.

In tutto ciò, alcuni uomini – e tra essi massimamente certi politici – ritagliano per sé il ruolo di censori, castigatori di costumi, istruttori di morale, tralasciando che le donne non restano incinte senza il contributo maschile e che le gravidanze indesiderate spesso lo sono per entrambi coloro che l’hanno generata. Allora, se la scelta spetta certamente alla donna, a lei, e non ad altri, lo è perché il corpo è suo, ma anche perché socialmente e culturalmente la donna è sempre stata lasciata sola nel doversela cavare, nel reggere il peso dello stigma, nel gestire quell’idea di colpa con la quale siamo cresciute attorno al nostro corpo e alla nostra sessualità.

È allora arrivato il momento di lavorare su questa idea monolitica di donna e di relazioni: se i maschi vogliono intervenire sul tema dell’aborto, lo facciano con responsabilità, ricordando che si può chiedere di partecipare alle scelte, se a tutte le scelte si è disposti a partecipare, non solo a quelle che fanno comodo e certamente non solo per giudicare.

E chi fa politica deve muoversi nella consapevolezza che siamo nel 2025, e certi arcaismi non sono più tollerabili: serve invece una responsabilità condivisa della salute sessuale, e per farlo occorre introdurre l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole, sostenere i consultori e, come avviene nella nostra regione, rendere gratuita la contraccezione per le più giovani.

La destra può anche insistere nel rendere più difficile l’esercizio di un nostro diritto, ma nessuna di noi le riconoscerà di lavorare per le donne.

* portavoce Conferenza Donne democratiche di Ferrara

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