Leggendo un articolo di cronaca ho appreso che esiste a Ferrara una scuola materna intitolata a Pablo Neruda, poeta celebrato nel mondo ma contestato nel suo paese, soprattutto dalle femministe cilene.
Perché? Perché il grande poeta fu protagonista di uno stupro ai danni di una cameriera, avvenuto a Ceylon. Stupro descritto con disinvoltura – e con parole intrise di vieto maschilismo – nella sua autobiografia (“Confesso che ho vissuto”) , pubblicata postuma.
Se a ciò aggiungiamo che Neruda non si curò di una figlioletta gravemente malata, mi sembra che, almeno sul piano dell’umanità, non siamo di fronte a un bell’esempio di genitore a cui intitolare una scuola materna.
Capisco che criticare Neruda, divenuto un’icona della sinistra, sia politicamente scomodo. Ma fingere che sia una figura da ammirare mi sembra un po’ troppo. Non basta scrivere versi bellissimi per essere moralmente inattaccabili.
La statua di Montanelli, a Milano, è stata oltraggiata per il suo “madamato” con una giovane abissina ai tempi della guerra d’Etiopia. Nessuno, invece (a parte le femministe) ha osato criticare Neruda.
Mi sembra che (a parte l’infelice idea di dedicare a Neruda un asilo nido) siamo di fronte, come al solito, a due pesi e a due misure.
Mauro Marchetti