Attualità
10 Luglio 2025
Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil chiedono un tavolo permanente per salvaguardare la salute dei lavoratori, una legge nazionale e maggiori controlli. Il 10 luglio l’incontro in Prefettura

Emergenza caldo nei cantieri: “Anticipare l’orario di lavoro alle 6 del mattino”

di Redazione | 4 min

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di Elena Coatti

Anticipare l’inizio delle attività nei cantieri edili alle ore 6 del mattino nei giorni in cui la temperatura percepita supera i 35 gradi tra le 12:30 e le ore 16: è questo l’invito avanzato dai segretari generali delle categorie edili di Cgil, Cisl e Uil nella conferenza stampa tenutasi alla Camera del Lavoro di piazza Verdi. Fausto Chiaroni (Fillea Cgil), Corrado Pola (Filca Cisl) e Carlo Rivetti (Feneal Uil) hanno annunciato di aver inviato, in data 8 luglio, una lettera a tutti i sindaci della provincia ferrarese, sollecitando interventi immediati e concreti a tutela dei 5200 lavoratori edili nel territorio, oggi più che mai esposti al rischio climatico.

L’iniziativa nasce in risposta all’ordinanza regionale sull’emergenza calore, che prevede la sospensione obbligatoria delle attività lavorative nei cantieri durante le ore più calde della giornata, se la temperatura percepita supera i 35°C. Ordinanza che, secondo i sindacati, supplisce a una mancanza normativa nazionale e che, pur temporanea (in vigore fino al 15 settembre), pone un tema ormai strutturale: il cambiamento climatico e le sue conseguenze sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

“Non si può più parlare di eccezionalità – ha dichiarato Carlo Rivetti -. Siamo al terzo anno consecutivo di ordinanze estive. Serve una riforma nazionale strutturale che riconosca il caldo estremo come rischio professionale”.

I tre segretari hanno sottolineato la necessità di modulare l’orario di lavoro nelle giornate più critiche, proponendo che i Comuni adottino ordinanze locali per consentire l’avvio delle attività già alle 6 del mattino. Proposta che, come sottolineato da Chiaroni, può generare scontento tra i residenti “ma è necessario dare priorità alla salute dei lavoratori”. Un’opzione già sperimentata in altri territori, come Bologna, Modena e Ravenna, e ritenuta fondamentale per evitare l’esposizione diretta nelle ore più pericolose.

Accanto alla rimodulazione degli orari, viene rilanciato l’utilizzo degli ammortizzatori sociali Inps nei casi in cui le condizioni climatiche rendano impossibile lavorare in sicurezza, anche all’interno di strutture chiuse. Dunque, usufruendo per quelle ore non lavorate della cassa integrazione. Tuttavia, ammettono i sindacati, l’utilizzo effettivo di questi strumenti resta limitato a causa delle pressioni legate ai tempi di consegna delle opere, che spesso non coincidono con gli interessi di tutela dei lavoratori.

“C’è una frizione evidente – ha commentato Fausto Chiaroni -: da una parte la necessità di rispettare i tempi contrattuali di cantiere, dall’altra il diritto dei lavoratori a non mettere a rischio la propria salute. Serve mediazione, ma la salute deve venire prima”.

Inoltre, il contesto ferrarese presenta caratteristiche particolari: aziende medio-piccole, spesso provenienti da fuori provincia, con una media di 4 o 5 operai per cantiere. Una frammentazione che rende più difficile l’attivazione di accordi collettivi e la vigilanza sul rispetto delle normative. “Ferrara ha numeri piccoli rispetto ad altre realtà, ma l’indotto dell’edilizia è enorme – ha ribadito Corrado Pola -. È un settore che genera valore aggiunto e Pil locale, ma ancora troppo sottovalutato dalle istituzioni in termini di controllo e prevenzione”.

I sindacati auspicano che l’esperienza dell’ordinanza regionale non rimanga isolata e che si colga l’occasione per avviare, da settembre 2025, un tavolo permanente con le associazioni datoriali, le istituzioni e gli organi di vigilanza, per costruire un protocollo territoriale strutturale da applicare da qui in avanti, anticipando l’emergenza.

Il 10 luglio è previsto in Prefettura un incontro tra tutte le parti sociali coinvolte, compresi gli organi di vigilanza come l’Asl. Un momento ritenuto cruciale dai sindacati non solo per discutere possibili accordi, ma anche per chiedere controlli più frequenti e sistematici nei cantieri.

“Abbiamo bisogno di vedere applicata l’ordinanza, non solo scritta. I controlli sono troppo pochi. Serve riattivare l’Osservatorio prefettizio e rafforzare il ruolo dei rappresentanti territoriali per la sicurezza (Rlst)”, hanno ribadito i tre segretari.

L’appello finale è rivolto al legislatore: serve una legge nazionale che riconosca il rischio da calore come reale, costante e professionale. Le ordinanze regionali, utili ma disomogenee, creano un’applicazione “a macchia di leopardo” sul territorio nazionale. Nel frattempo, le sigle sindacali ferraresi lanciano un messaggio chiaro: la stagione del caldo estremo è iniziata da tempo. Ora è il momento di smettere di rincorrere l’emergenza e iniziare a progettare una tutela strutturale della salute nei cantieri.

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