Politica
8 Luglio 2025
Dura contrapposizione tra maggioranza e opposizione. Rendine (Civica Fabbri): "Mi sento offeso". Marchi (M5S) ribadisce: "Non condannare le violazioni al diritto internazionale di Israele è complicità"

“Complicità nel silenzio”: scontro sulla mozione per la Palestina

di Redazione | 4 min

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Un ordine del giorno che ha infiammato, ancora una volta, l’aula del Consiglio comunale e spaccato il dibattito tra maggioranza e opposizione è stato respinto nella seduta del 7 luglio. Presentato dai gruppi di opposizione e minoranza, il documento chiedeva al Comune di condannare le violazioni del diritto internazionale da parte di Israele e di prendere impegni concreti a favore della Palestina. La discussione si è protratta a lungo, tra toni accesi e accuse reciproche, culminando con la dura reazione del consigliere Francesco Rendine, che si è detto “profondamente offeso” dalle parole della consigliera pentastellata Marzia Marchi.

A intervenire in apertura è stata proprio Marchi, che ha denunciato duramente l’indifferenza delle istituzioni italiane verso le violazioni dei diritti umani nei territori palestinesi. Le sue parole, in particolare il riferimento alla “complicità” implicita nel voto contrario al documento, hanno suscitato la reazione indignata di Rendine, che ha chiesto formalmente la trascrizione della seduta: “Mi sento profondamente offeso. Partecipare a un voto non significa essere complici di crimini”, ha affermato, annunciando iniziative formali.

Andrea Ferrari (Fd’I), nel suo intervento, ha sottolineato la complessità del conflitto israelo-palestinese e che lui stesso fatica a comprendere, dichiarando di non ritenere il Consiglio comunale la sede più adatta per una presa di posizione su questioni internazionali così delicate. Altri esponenti della maggioranza hanno ribadito la necessità di un equilibrio che riconosca i diritti di entrambi i popoli e la priorità del cessate il fuoco, ma hanno contestato la natura unilaterale della mozione presentata.

Dall’opposizione, invece, è arrivato un fronte compatto nel chiedere una presa di posizione chiara e pubblica: “Non si tratta di schierarsi contro Israele – ha affermato la consigliera Arianna Poli – ma di condannare con fermezza le violazioni del diritto internazionale. Restare in silenzio significa essere complici dell’impunità”. Ha ricordato anche le azioni di altri comuni italiani – come Napoli, Bologna e Milano – che hanno approvato atti simili.

Nel corso del dibattito, il consigliere Massimo Buriani (Pd) ha richiamato l’esempio di altre istituzioni italiane, tra cui le Regioni Puglia ed Emilia-Romagna, che hanno deciso di interrompere le relazioni istituzionali con l’attuale governo israeliano. Citando la lettera del presidente della Regione Michele De Pascale, Buriani ha sottolineato l’importanza di assumere iniziative simboliche ma coerenti con i principi costituzionali, in particolare con l’articolo 117, ricordando che tali prese di posizione non colpiscono il popolo israeliano né le comunità ebraiche, bensì le politiche del governo di Netanyahu. Ha quindi ribadito che la critica verso un governo responsabile di crimini di guerra non può essere confusa con l’antisemitismo, richiamando la necessità di azioni coerenti da parte dell’Italia e dell’Europa. Ha infine citato, come ulteriore esempio di mobilitazione dal basso, l’iniziativa di Alleanza 3.0, i cui soci hanno chiesto il ritiro di alcuni prodotti agricoli israeliani dagli scaffali dei supermercati, “segno – ha aggiunto – di una crescente consapevolezza tra cittadini e consumatori di fronte alla gravità del conflitto in corso”.

Nello specifico, la mozione avrebbe dovuto impegnare l’Amministrazione comunale a intraprendere una serie di azioni concrete, nel rispetto delle proprie competenze, per allinearsi agli obblighi derivanti dal diritto internazionale e contribuire attivamente alla loro attuazione. Tra queste, il ritiro e la sospensione di eventuali accordi con enti israeliani coinvolti nella gestione o nel sostegno della presenza nei territori palestinesi occupati, nonché una ricognizione delle iniziative culturali, promozionali o economiche che possano configurare un supporto (anche solo indiretto) alla colonizzazione israeliana. Un richiamo, questo, alla responsabilità anche degli enti locali nel garantire che le proprie attività non risultino in alcun modo conniventi con situazioni giuridicamente illegittime.

Particolare rilievo è inoltre attribuito al ruolo del Comune nel promuovere la solidarietà attiva verso la popolazione palestinese. La mozione sollecita l’adozione di misure di accoglienza umanitaria per i profughi provenienti dalla Striscia di Gaza, il sostegno a iniziative di cooperazione sanitaria con i presidi medici palestinesi e il rafforzamento dei legami con enti locali palestinesi. Si chiede anche che il Comune si esprima pubblicamente, attraverso atti simbolici e iniziative culturali, contro le gravi violazioni del diritto internazionale e in favore del cessate il fuoco. L’obiettivo è quello di riaffermare la centralità del diritto e della giustizia internazionale, anche a livello locale, come strumenti indispensabili per la costruzione della pace.

La mozione è stata respinta con i voti contrari della maggioranza. Restano agli atti le forti divergenze emerse nell’aula e un clima di crescente tensione politica su un tema che, pur lontano geograficamente, continua a dividere anche a livello locale.

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