Codigoro. Le aree interne dell’Italia non chiedono pietà, ma visione, coraggio e investimenti. È un appello chiaro, fermo e senza concessioni quello lanciato da Sabina Alice Zanardi, sindaca di Codigoro, che interviene con forza sul dibattito riguardante il futuro dei territori più fragili e spesso dimenticati del Paese.
“Le aree interne non hanno bisogno di pietà, ma di visione e coraggio“, esordisce la sindaca, criticando duramente il linguaggio usato nei documenti ufficiali che parlano apertamente di “declino irreversibile“. Secondo Zanardi, questa narrazione è figlia di un atteggiamento di rinnuncia: “Il governo, in un tono che sa di resa, propone di accompagnare intere porzioni del nostro Paese verso una ‘decadenza dignitosa’, come se bastasse chiudere con garbo la porta su chi da sempre abita, lavora e resiste in questi territori”.
La denuncia è profonda e tocca anche un punto di identità e dignità collettiva. Per Zanardi, territori come Codigoro, Goro, Copparo, Fiscaglia, Mesola, Riva del Po, Jolanda, Tresignana, Lagosanto, non sono numeri o curve demografiche, ma luoghi vivi, abitati da comunità che non hanno mai smesso di “seminare, sognare e costruire”. E per questo, afferma, “non potremo parlare di territori ‘perduti’“.
L’ottimismo della volontà emerge nell’esempio di Gherardi, una piccolissima frazione che ha visto un sorprendente risveglio grazie all’impegno di Stefano Muroni e Valeria Luzzi. “Hanno portato cultura, arte, partecipazione. Hanno richiamato migliaia di persone, inaugurato un ristorante, promosso eventi, realizzato murales”, spiega la sindaca. “Hanno restituito senso e bellezza a un luogo che qualcuno avrebbe liquidato come ‘destinato al silenzio'”. Un modello concreto di rigenerazione che, secondo Zanardi, “smonta ogni alibi”.
La rinascita delle aree interne, per la sindaca, non è un’utopia, ma una possibilità concreta, a patto che ci siano “investimenti mirati, infrastrutture efficienti, servizi pubblici dignitosi, reti digitali funzionanti”. Soprattutto, servono ascolto e rispetto: “Nessuna comunità può essere abbandonata per ragioni di bilancio. Nessun cittadino deve sentirsi ‘fuori mappa’”.
Il messaggio finale è un monito, ma anche una proposta di riscatto nazionale: ”
Lasciare queste terre al proprio destino sarebbe una sconfitta politica, prima ancora che sociale. Al contrario, scegliere di investire nella loro rinascita è un atto di giustizia, di intelligenza e di speranza“.
Perché, conclude Zanardi, “l’Italia non è solo metropoli e grandi assi industriali: è fatta anche di borghi, campagne, province. Ed è da lì, spesso, che riparte il futuro”. E il bivio è netto: ”
Un governo che si arrende al declino tradisce la sua missione. Un governo invece che sceglie di invertire la rotta costruisce futuro. E la differenza sta tutta lì: in una scelta“.
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