Vigarano
8 Luglio 2025
Avrebbe approfittato del duplicato delle chiavi di casa che le erano state fornite per aiutare una coppia di anziani coniugi 90enni nelle faccende domestiche per rubare carte di pagamento e gioielli preziosi

La Procura chiede cinque anni per la ‘badante’ infedele

di Davide Soattin | 2 min

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Vigarano Mainarda. La Procura di Ferrara ha chiesto la condanna a cinque anni in abbreviato per la 59enne di nazionalità italiana che, secondo l’accusa, avrebbe approfittato del duplicato delle chiavi di casa che le erano state fornite per aiutare una coppia di anziani coniugi 90enni nelle faccende domestiche,  intrufolandosi – di notte, mentre i due erano a letto – nella loro abitazione e rubare carte di pagamento e gioielli preziosi, arrivando a intascarsi quasi 20mila euro.

L’accusa per la donna – amica di famiglia delle due presunte vittime – è duplice e aggravata: furto in abitazione e indebito utilizzo di strumenti di pagamento differenti dai contanti per fatti avvenuti a Vigarano Mainarda nel periodo tra il 14 gennaio e il 27 luglio 2022.

In quel lasso di tempo – stando all’impianto accusatorio che è stato ricostruito dagli inquirenti – la 59enne avrebbe effettuato in totale ventotto operazioni di prelievo (tutte da 100, 500, 600 e 1.000 euro) agli sportelli Atm con due carte diverse intestate alle due presunte vittime. Tutte di notte, tutte con lo stesso modus operandi. Poi, dopo l’utilizzo, la donna sarebbe rientrata in casa e avrebbe riposto le tessere nello stesso posto in cui le aveva prese, evitando così sospetti.

Con una carta BancoPosta avrebbe prelevato 7.300 euro, con l’altra – una carta di debito rilasciata da un istituto bancario – se ne sarebbe intascati 10.500, ma non solo. Durante le proprie intrusioni notturne, la 59enne avrebbe anche rubato due collier e due orecchini d’oro che poi avrebbe rivenduto a un compro oro, ricavando 1.853 euro.

La vicenda sarebbe andata avanti per circa sette mesi, fino al 27 luglio 2022 quando, poco prima delle 3 di notte, l’ennesima operazione di prelievo non andò a buon fine. Qualche giorno prima infatti, insospettite dagli ammanchi di denaro, le figlie della coppia avevano sporto denuncia, decidendo così di bloccare la carta.

In quella circostanza, la donna fu inquadrata allo sportello dalle telecamere di videosorveglianza e, sulla base di quelle immagini, i carabinieri andarono a casa sua e la denunciarono, dopo aver trovato gli stessi vestiti che indossava quando fu immortalata.

Inizialmente, le fu contestato solamente l’indebito utilizzo di strumenti pagamento differenti dai contanti ma, durante una delle precedenti udienze predibattimentali, su istanza dell’avvocato di parte civile Massimo Bissi, il capo di imputazione è stato modificato con l’integrazione del furto in abitazione.

Il processo tornerà in aula il 30 settembre, quando il giudice Giovanni Solinas emetterà la propria sentenza.

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