Avrebbe creato, con l’aiuto di altri soggetti, un consistente traffico di preziosi – oro e argento – di provenienza illecita e destinati, per la relativa fusione, alla Svizzera. È quello che oggi – dopo aver chiuso le indagini – gli inquirenti contestano all’imprenditore ferrarese Andrea Zironi, professionista riconosciuto dal 1989 nel campo della intermediazione e della consulenza nel settore dell’oro fisico da investimento, finito al centro di un’inchiesta eseguita dalla Guardia di Finanza dietro il coordinamento del pm Andrea Maggioni della Procura di Ferrara.
In totale, le persone coinvolte nella vicenda giudiziaria sono ventidue. A loro nelle scorse ore – ritenute responsabili, secondo la tesi investigativa, delle ipotesi di reato di commercio abusivo di preziosi e riciclaggio – le Fiamme Gialle hanno notificato gli avvisi di fine indagine.
Stando agli accertamenti eseguiti dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Ferrara infatti, durati due anni, il gruppo sottoposto all’attività investigativa – questa l’accusa principale – avrebbe acquistato in Italia oltre 560 chili di oro e oltre 65 chili di argento di presumibile provenienza illecita, data l’assenza di documentazione utile a consentirne la tracciabilità, che successivamente sarebbero stati esportati con modalità illegali in Svizzera. I proventi derivanti da tali operazioni, sono stati quantificati in oltre 26 milioni tutti in denaro contante.
Durante le attività investigative sono stati inoltre sottoposti a sequestro monili d’oro e d’argento dal valore stimato di oltre 220mila euro che erano stati trovati nascosti all’interno di un pozzetto interrato nel giardino di casa dello stesso imprenditore ferrarese, mentre al valico con la Svizzera sono stati sequestrati 100.000 euro nascosti all’interno di un’autovettura, anche questi ritenuti provento della presunta vendita illecita di preziosi.
A seguito della notifica degli avvisi di conclusione delle indagini preliminari, la Procura di Ferrara ha avanzato richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di diciassette soggetti – tra cui l’imprenditore ferrarese – ritenuti responsabili delle ipotesi di reato di associazione per delinquere, di carattere transnazionale, commercio abusivo di preziosi usati e riciclaggio. Altri otto soggetti coinvolti nelle investigazioni hanno invece già avanzato proposta di patteggiamento, accolta dall’autorità giudiziaria, con parziale risarcimento del danno tutto destinato a enti benefici.
L’avvocato Giorgio Bolognesi, che difende Zironi, respinge tutte le accuse mosse nei confronti del proprio assistito, promettendo battaglia: “In udienza preliminare contesteremo alcuni aspetti della formulazione dell’accusa. Alcuni fatti sono per noi insussistenti, altri invece di gravità minore rispetto alle ipotesi accusatorie. Inoltre contesteremo la competenza territoriale di Ferrara a favore di Varese, come già stabilito da alcuni magistrati. Per quanto riguarda l’oro nel pozzetto, è un fatto che non ha alcuna attinenza con le contestazioni perché il reato di riciclaggio si concretizza quando un bene viene trasferito in modo da non rendere più riconoscibile la provenienza delittuosa e, nel caso in esame, parliamo del momento in cui viene ceduto al confine con la Svizzera. Quindi di per sé la presenza dell’oro nel pozzetto non configura il reato. Si tratta di commercio legittimo e la situazione è meno grave di come è stata rappresentata”.
L’udienza preliminare del procedimento sarà fissata a breve.