“Nel 2024 la capienza media nelle carceri dell’Emilia-Romagna è arrivata a 2.981 posti (si è oscillato da un minimo di 2.979 posti ad un massimo di 2.988), mentre la presenza media dei detenuti è stata di 3.711 persone (si è oscillato da un minimo di 3.577 detenuti ad un massimo di 3.843), di cui in media 159 donne (si è oscillato da un minimo di 149 ad un massimo di 172); gli stranieri presenti sono stati in media 1.821 (si è oscillato da un minimo di 1.718 a un massimo di 1.919). Le carceri emiliano-romagnole sono popolate per lo più da detenuti definitivi (82,68% in media sul totale della popolazione detenuta, 72,70% per gli stranieri), i condannati non definitivi (appellanti, ricorrenti e con posizione mista) arrivano all’8,5% e quelli in attesa di primo giudizio al 14,14%. I detenuti con pena all’ergastolo arrivano a 173, il 66% a Parma. Nel 2024 le donne entrate in carcere con prole sono state 6”.
Questi i numeri salienti contenuti nella relazione sullo stato delle carceri in regione riferita al 2024 presentata dal garante regionale dei detenuti, Roberto Cavalieri, in commissione per la Parità e per i diritti delle persone e cultura (presieduta da Elena Carletti).
Cavalieri entra nel vivo dei problemi: “Vanno evidenziati valori significati relativi ai suicidi (9 nel 2024 e 3 nel 2023), le infrazioni disciplinari, le manifestazioni di protesta, il rinvenimento di oggetti non consentiti, i tentati suicidi, la violazione delle norme penali e i gesti di autolesionismo (1.516 nel 2024). Una criticità ricorrente nelle carceri regionali è l’eccesso di uso di farmaci da parte dei detenuti. In diversi istituti di pena, inoltre, si registra la presenza di detenuti giovani e anziani con disabilità. Siamo di fronte a problemi e dinamiche collegate in modo preoccupante al sovraffollamento carcerario”. Inoltre, aggiunge il garante regionale, “sono pochi i detenuti che hanno accesso ad attività lavorative e formative”.
Altro tema scottante quello delle condotte violente da parte della polizia penitenziaria: “Particolare rilievo e ricaduta mediatica ha avuto il caso di un detenuto di Reggio Emilia aggredito da personale della polizia penitenziaria; nel procedimento penale nei confronti di diversi agenti l’ufficio del garante regionale si è costituito parte civile”.
Riguardo alla situazione della polizia penitenziaria Roberta Cavalieri puntualizza: “In Emilia-Romagna si contano 2.063 agenti, numero che certifica una carenza di personale pari al 19%”. Fra il 2012 e il 2020 i posti nelle carceri regionali sono aumentati di 560 unità, mentre nei prossimi tre anni ci sarà un aumento di più di 500 posti in particolare tra Forlì e Ferrara”. Infine, conclude il garante Cavalieri, “nel 2024 sono state numerose le iniziative dell’ufficio del garante regionale, a partire dalla distribuzione a tutti i detenuti del codice ristretto (volume che raccogli tutti i diritti del detenuto) per passare ai 78 accessi negli istituti penitenziari, ai 549 i fascicoli aperti e finire con 6 le visite formative in carcere”.
Per Priamo Bocchi (Fratelli d’Italia), che ringrazia il garante per il suo lavoro, “è importante affrontare questo tema con un approccio laico”.
Paolo Burani (Alleanza verdi sinistra) interviene sugli episodi di violenza nel carcere di Reggio Emilia: “È importante che l’ufficio del garante si sia costituito parte civile”. Riguardo al problema del sovraffollamento, agginge: “È necessaria una strategia per ll futuro”.
Per Vincenzo Paldino (Civici con de Pascale) “la Regione Emilia-Romagna deve fare qualcosa di più; mi è rimasto impresso il dato sui malati terminali in carcere, in particolare rispetto ai detenuti senza fissa dimora”.
Interviene Luca Pestelli (Fratelli d’Italia): “Numeri interessanti, a partire da quelli dei detenuti in attesa di giudizio, particolarmente attenzionati dai media; servirebbe un approccio differente”.
Valentina Ancarani (Partito democratico) chiede se sia possibile fare di più per diffondere le buone prassi in carcere.
Paolo Calvano (Partito democratico) sollecita particolare attenzione sulle recenti violenze nel carcere di Ferrara.
Per Simona Lembi (Partito democratico) “c’è un’inadeguatezza delle strutture e un sottodimensionamento degli organici in carcere”. Prosegue: “Le leggi nazionali, poi, non aiutano”.
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