Per rispondere alle legittime rimostranze dei cittadini della zona di Piazza Ariostea, che protestano per i gravi disagi provocati dal Ferrara Summer Festival 2025, il sindaco di Ferrara ha usato l’argomentazione per cui il sacrificio di pochi è giustificato dal beneficio generato per la comunità nel suo insieme. Mentre però il “sacrificio” è comprovato dall’esperienza quotidiana delle persone coinvolte, del beneficio non si dà alcuna prova, se non il confronto tra un presunto passato stagnante ed un ipotetico futuro di “rinascita”.
Se ci mettiamo ad analizzare concretamente la situazione scopriamo che sicuramente a beneficiare di un’iniziativa come il Ferrara Summer Festival è la società che lo organizza, ferocemente impegnata ad estrarre fino agli ultimi tre euro di profitto dalle bottigliette d’acqua che il pubblico è obbligato ad acquistare all’interno. Non ci risulta che in questi casi al Comune venga trasferito alcun indennizzo, né per la privatizzazione di uno spazio pubblico sottratto per oltre un mese all’utilizzo civico, né come ristoro delle spese che necessariamente l’amministrazione deve sostenere.
Per ciò che riguarda il contributo alla “rinascita” che deriverebbe da questo nuovo corso, molti hanno già ricordato come Ferrara, negli anni, avesse ospitato i maggiori protagonisti della scena musicale italiana ed internazionale e che, dal punto di vista della promozione, fosse riuscita a costruire un’immagine basata sull’enorme patrimonio monumentale, artistico e culturale di cui è depositaria. Suggellata dal riconoscimento Unesco, questa proiezione di sé, veniva alimentata dall’originalità delle produzioni e delle programmazioni di Palazzo dei diamanti e del Teatro Comunale.
Ora alla qualità si è sostituita la quantità, con una proliferazione di eventi che mette a dura prova la capacità di sopportazione dei cittadini, priva la città di spazi collettivi fondamentali, puntando evidentemente a legare il futuro della città ad uno sviluppo turistico tendenzialmente illimitato, di cui non vengono minimamente considerati (e quindi valutati) i prevedibili effetti negativi, già ampiamente verificati in altre situazioni simili alla nostra e in parte già riscontrabili. Si pensi solo al costo degli affitti spinto in alto dalla crescente destinazione turistica degli alloggi.
Inoltre, ribadiamo che la scelta di agire quasi esclusivamente nella direzione di una ‘monocoltura’ turistica (manca completamente una politica industriale a contrasto della desertificazione in atto), oltre tutto non di qualità, sia molto rischiosa perché inevitabilmente porterebbe ad un impoverimento del nostro territorio e ad acuire le diseguaglianze sociali. I settori della ristorazione e dell’accoglienza, insieme alla grande distribuzione, in continua crescita, sono infatti caratterizzati da bassi salari, lavoro precario e discontinuo, lavoro nero e, in generale, da condizioni lavorative peggiori rispetto al settore industriale e del terziario avanzato. Le categorie sociali favorite sarebbero quelle in grado di estrarre profitto e rendita dalle attività imprenditoriali legate al turismo, come nel caso degli affitti, a fronte di un impoverimento di tutte le altre. E in prospettiva, poiché i lavoratori poveri saranno pensionati ancora più poveri, proseguendo su questa strada entrerebbe in crisi anche quel welfare familiare che attualmente riesce, almeno in parte, a compensare la progressiva crisi del welfare universale.
Non pensiamo che questa prospettiva, non certamente auspicabile in sé, valga il sacrificio imposto ai cittadini ferraresi. Ammesso che questo scambio sia comunque necessario.
Una politica oculata vorrebbe infatti che la scelta dei luoghi adatti agli eventi che si intende organizzare (non siamo certamente contrari agli eventi, concerti compresi), sia frutto di una pianificazione specifica, inserita in una visione generale dell’evoluzione della città. Una pianificazione che tenga conto della valutazione dell’impatto ambientale e sociale delle diverse alternative, affinché non venga compromesso il valore ambientale, paesaggistico e monumentale dei diversi luoghi e venga minimizzato il disagio arrecato alla vita quotidiana degli abitanti.
Pianificazione di cui a Ferrara non vi è traccia.
Alleanza Verdi e Sinistra e Possibile di Ferrara
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