Politica
2 Luglio 2025
La senatrice chiede di sapere per quale motivo fosse lì e cosa si pensa di fare in futuro per garantire la sicurezza

Violenza alla donna trans. Cucchi interroga Nordio

di Redazione | 3 min

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Dopo la violenza subita dalla detenuta trans il 24 giugno Ilaria Cucchi, che il 30 giugno ha fatto un’ispezione a sorpresa alla casa circondariale Costantino Satta di Ferrara, ha presentato un’interrogazione al ministro della giustizia Carlo Nordio. La senatrice di Avs chiede di accertare le motivazioni per cui una donna transgender stesse scontando “il periodo di detenzione all’interno di un Istituto completamente maschile” e anche quali precauzioni intenda mettere in campo in futuro per “garantire la sicurezza della detenuta ed evitare il verificarsi di episodi di sopraffazione o violenza ai danni della stessa”.

Cucchi ricorda che la donna aveva più volte espresso timori per la propria incolumità fin da quando era stata trasferita a marzo dall’unico istituto in Emilia Romagna con una sezione dedicata alle donne transgender, quello di Reggio Emilia. Aveva formalizzato, scrive Cucchi, “una richiesta che aveva fatto pervenire alla garante locale, al garante regionale e alla direttrice del carcere richiedendo il trasferimento”.

“La donna – aggiunge – era detenuta nella sezione ‘protetti’ dove secondo quanto emerso, sarebbero detenute tutte insieme persone spesso con compatibili fra loro: ragazzi appena maggiorenni che condividerebbero la cella con adulti, disabili in celle con altri, transgender con detenuti uomini”.

Ora la Procura e la direzione dell’istituto dovrebbero aver avviato due inchieste mentre “sembrerebbe che ora la detenuta sia controllata a vista in ogni suo spostamento”.

Cucchi ricorda al ministro che “le cronache hanno spesso riportato di criticità e gravi fatti di cronaca avvenuti nel carcere di Ferrara: in particolare, negli ultimi mesi si sono registrati diversi casi di aggressioni a carico di agenti penitenziari da parte di alcuni detenuti; risulta altresì che pochi mesi or sono un detenuto si sia tolto la vita”.

Non solo, “nella Casa Circondariale di Ferrara risultano detenute, ad oggi, 425 persone su una capienza regolamentare di 244 unità e che quindi c’è un tasso di sovraffollamento del 174,2%; l’organico di polizia penitenziaria assegnato alla struttura dovrebbe essere di 194 unità, ma il personale effettivo è di solo 168 unità; secondo il rapporto di Antigone di dicembre 2024, nell’Istituto non è garantita l’acqua calda in ogni cella, e addirittura vi sarebbero alcune sezioni in cui non sarebbe presente la doccia in cella, in queste sezioni sarebbero presenti solo 2 docce per oltre 50 persone”.

Ecco allora che la senatrice chiede a Nordio anche “quali iniziative intenda intraprendere per garantire l’incolumità di detenuti e agenti nell’Istituto di Ferrara e più in generale se non ritenga opportuno intervenire per garantire che le detenute transgender possano scontare la detenzione presso strutture idonee, nelle quali siano pienamente garantiti i loro diritti”.

Oltre alla senatrice interviene anche la Federazione dei Giovani Comunisti: “L’abuso sessuale subito da una detenuta trans – scrivono – presso il carcere di Ferrara rivela una volta di più la violenza sistematica del sistema sociale in cui viviamo. Un sistema incapace di assicurare il più basilare rispetto della dignità umana nelle strutture carcerarie, che ogni giorno dimostrano la loro inadeguatezza e la più totale distanza da qualsiasi reale percorso di reintegrazione sociale. Il sovraffollamento delle carceri italiane e l’aumento vertiginoso dei suicidi nelle carceri degli ultimi anni ne è la prova palese ormai. La vicenda avvenuta all’Arginone non solo conferma questo aspetto, ma vi aggiunge un piano ulteriore: quello della discriminazione verso le persone trans. Il trasferimento della detenuta dalla casa circondariale di Reggio Emilia, unica in Italia dotata di una sezione apposita, a quella di Ferrara nella sezione maschile, conferma un dato che si esprime negli abusi e nelle violenze quotidiane, nella difficoltà a trovare lavoro e affitti, che rendono questa fetta della nostra classe ancora più esposta alla ricattabilità e alle forme più barbare e retrive di sfruttamento”.

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