La scorsa settimana ha provato a togliere il braccialetto elettronico per poi aggredire i carabinieri intervenuti dicendogli di voler tornare in carcere. Ora la consigliera comunale del Pd Anna Chiappini chiede, con un’interrogazione, di sapere “quale sia stato nel caso in questione il progetto di assistenza e recupero pensato”.
Lo chiede al Comune di Ferrara perché Amanda Guidi, la 32enne ferrarese a processo per atti persecutori nei confronti dell’ex compagno, dopo aver già rimediato una condanna in Appello a 14 anni e 8 mesi di carcere per aver soffocato nel sonno il figlioletto di appena un anno, è stata presa in carico dall’Asp di Ferrara.
Chiappini chiede anche di sapere in che modo i servizi socio sanitari intendono dare seguito al progetto di assistenza e recupero, in primo luogo “sul piano emergenziale e successivamente su un piano di maggiore stabilità, a tutela della persona e della comunità stessa”.
La consigliera Pd vorrebbe poi “conoscere quali sono le procedure di presa in carico del Comune delle donne residenti o domiciliate nel nostro territorio che escono dalle carceri e se nel caso in questione vi fossero stati contatti in fase di dismissione con l’autorità penitenziaria o dei servizi sociali della giustizia, così come prevedono le circolari del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria per la gestione dei detenuti in fase di dismissione”.
La dem nota che “la presa in carico offerta da Asp Ferrara prevedeva una abitazione a Berra, ove però non era prevista nessuna soluzione lavorativa” mentre la donna avrebbe anche dormito qualche giorno per strada “anche per le difficoltà di essere presa in carico”.
La consigliera fa notare che “nei processi la signora è stata definita affetta da un grave disturbo della personalità che la rende bisognosa di assistenza” che “la condizione attuale in cui si ritrova la espone ad una condizione di isolamento e ulteriore vulnerabilità fisica e psicologica”. “Anche a causa delle condizioni precarie in cui versa – aggiunge -, non si possono escludere future ulteriori azioni che possano mettere in pericolo la vita della stessa”.
“I servizi socio-sanitari – evidenzia – hanno l’obiettivo di assistere e promuovere il benessere di persone e comunità in condizione di disagio, non autosufficienza o fragilità, sia sul piano fisico che psichico e sociale, incluse le persone in condizione di svantaggio e soggette a pena detentiva e misure cautelari e alternative”.
“La persona in questione – conclude – si configura come ‘soggetto fragile’ per le caratteristiche che ne condizionano personalità e comportamento e necessita, conseguentemente, di adeguata assistenza e monitoraggio, nonché di condizioni abitative con ciò compatibili”.
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