di Tommaso Piacentini
Pensate a come la città di Ferrara si presentava dal punto di vista urbanistico, sociale ed economico vent’anni fa, poi comparatela alla realtà di oggi. Uno sforzo mnemonico simile è stato compiuto dalle decine di autori che hanno contribuito alla realizzazione dell’Annuario sulle politiche urbane, l’edizione speciale dell’Annuario socio-economico ferrarese a cura del Cds che, grazie a un’idea di Davide Rubbini, coglie l’eredità della precedente edizione speciale del 2005 per poter ritornare su questioni e problematiche dell’urbanistica odierna (e non solo).
L’Annuario è stato presentato ieri (30 giugno) a palazzo Roverella grazie alla moderazione di Cinzia Bracci, presidente di Cds Cultura Odv, che ha voluto aprire i lavori nel segno del ricordo della sindacalista Marisa Baroni, nata a Ferrara nel 1934 e recentemente scomparsa all’età di 91 anni: “Oggi noi ‘vecchi’ del Cds salutiamo Marisa Baroni, grande donna, sindacalista della Cisl ma possiamo dire del sindacato tutto, ferrarese e nazionale, una delle prime donne sindacaliste degli anni’60. Ci fa piacere ricordarla: era una persona orgogliosa e consapevole dell’importanza di quanto aveva fatto nella sua vita e di quanto stava ancora facendo. Ciao Marisa”.
A seguito di questo momento di profondo cordoglio, è stato illustrato il motivo che ha spinto a ritornare sul tema dell’urbanistica: sono i nuovi soggetti, bisogni, sensibilità e diritti che si inseriscono nel solco tracciato dall’Agenda 2030, il cui Goal 11 – “Città e comunità sostenibili” – prevede di “rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili” entro i prossimi 5 anni.
Hanno preceduto l’esposizione degli argomenti dell’annuario i saluti del presidente del Circolo dei Negozianti, Paolo Orsatti, e del presidente della Provincia, Daniele Garuti: “Il Circolo dei Negozianti come il Cds devono essere dei motori, quelli della città – ha dichiarato Orsatti -. Le città hanno bisogno di gruppi di persone emozionalmente preparate perché si devono trovare dei punti di riferimento, oltre a quelli istituzionali: noi e voi abbiamo fatto per questa città un po’ di differenza”.
“Il tema è molto delicato e ci coinvolge direttamente – sono state le parole del presidente della provincia -, perché oltre a questo sguardo nel passato prossimo e questa analisi del presente, ha anche una proiezione in quello che può essere, di potenzialità”.
Intervento fuori programma è stato quello di Patrizio Bianchi, professore emerito di Unife ed ex ministro dell’Istruzione, il quale ha evidenziato la principale differenza tra la città odierna e quella di cinquant’anni fa, quando nacque il Cds: l’importanza delle comunità e del fare comunità. “Dentro l’annuario di quest’anno troviamo quel filo che non riusciamo più a trovare in quest’epoca moderna – ha dichiarato Bianchi -. Questo annuario dice che la città non è luogo di scontri, ma la città e il territorio sono il luogo in cui dobbiamo andare a ricomporre le comunità”. In questo senso, Bianchi ha rivendicato l’importanza dell’articolo 2 della Costituzione, che riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo “sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”: solamente tenendo a mente il precetto costituzionale si potrà ricordare il “dovere inderogabile della solidarietà”, per una città che “metta insieme volere delle persone e volere del singolo”.
Una commistione, quella enunciata da Bianchi, tra sapere tecnico tipico dell’urbanistica e materia sociologica, che è la stessa formae mentis con cui è stata ideata la bipartizione dell’Annuario, esposto al pubblico dai suoi due curatori, Davide Rubbini e Laura Calafà, secondo temi principali: la condizione periferica di Ferrara all’interno del sistema emiliano, la sua mancata trasformazione in una città universitaria, la necessità di ragionare su sviluppo sostenibile, riqualificazione e rigenerazione urbana.
Una questione quest’ultima su cui si è soffermato anche il consigliere regionale Paolo Calvano nel suo intervento in cui ha elencato le priorità che devono essere affrontate sia a livello centrale che decentrato. A questo proposito, la gestione del territorio è stata identificata come un fattore di crisi che la Regione Emilia Romagna sta provando a fronteggiare: una logica di “un mattone in più e di un asfalto in più” che “va ripensata”, così come vanno immaginati “investimenti su come difendere il territorio” sul tema della gestione dell’acqua.
Nella grande incertezza internazionale, come ha sottolineato il consigliere, “coloro che contestano il fatto che l’Emilia Romagna cresca di meno sono gli stessi che plaudono alle politiche trumpiane”, quelle politiche daziarie che “hanno un effetto a cascata sulle Regioni” e che costituirebbero un ulteriore elemento di criticità insieme a emergenza abitativa e sanità, a cui è strettamente collegata quella del calo demografico.
“Ferrara è in una posizione di crisi globale. Dovrebbe rassegnarsi? – ha dichiarato Calvano – Assolutamente no. Lo strumento perché Ferrara possa ritornare ad essere il centro dell’innovazione in Emilia Romagna e in Italia è il tecnopolo, che non è ‘di’ Bologna ma ‘a’ Bologna”.
“Dal punto di vista dell’urbanistica abbiamo le Mura” ha concluso Calvano, che “possono essere le corde di un ring” in cui si trova il campione “che zittisce tutti gli altri” oppure può essere un ponte, “la proiezione di Ferrara nel mondo”.
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