Economia e Lavoro
30 Giugno 2025
Secondo uno studio di Mediobanca sono solo 13 e hanno un fatturato totale di 0,7 miliardi di euro, il dato più basso in Emilia Romagana

Medie imprese. Ferrara fanalino di coda in Regione

di Pietro Perelli | 3 min

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Un fatturato medio di 0,7 miliardi di euro con 13 medie imprese. È il dato più basso di tutta la Regione Emilia Romagna con Ferrara unico provincia a non superare con le sue medie imprese il miliardo di euro di fatturato.

È quanto emerge nel XXIV Rapporto sulle medie imprese industriali italiane e nel Report “Scenario competitivo, ESG e innovazione strategica per la creazione di valore
nelle medie imprese industriali italiane” realizzati dall’Area Studi di Mediobanca, dal Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere presentati oggi a Genova. Lavorando su dati non consolidato del 2023 evidenzia che le medie imprese industriali emiliano-romagnole nel 2023 sono in totale 467 (12,5% del totale nazionale) e totalizzano un fatturato di oltre 25 miliardi di euro, pari al 13,1% del totale. Il fatturato medio è di circa 53,6 milioni di euro, con l’Ebit Margin pari all’8,3%.

Tra le province, il fatturato totale più alto si registra a Parma (4,3 miliardi di euro con 65 medie imprese), seguita da Bologna (4,2 miliardi di euro con 88 medie imprese), Modena (4,2 miliardi di euro con 87 medie imprese), Reggio-Emilia (3,6 miliardi di euro con 67 medie imprese), Ravenna (2,6 miliardi di euro con 37 medie imprese), Piacenza (2,2 miliardi di euro con 37 medie imprese), Forlì-Cesena (2,1 miliardi di euro con 47 medie imprese), Rimini (1,1 miliardi di euro con 26 medie imprese), Ferrara (0,7 miliardi di euro con 13 medie imprese)

Le imprese emiliano-romagnole nel 2023 hanno occupato 58.700 addetti e l’export rappresenta il 36,5% del fatturato totale regionale, pari a più di 9,1 miliardi di euro.

Lo studio, che prende in considerazione tutto il territorio italiano, certifica che le medie imprese rappresentano una componente strategica del tessuto produttivo nazionale: generano il 17% del fatturato dell’industria manifatturiera italiana, il 16% del valore aggiunto e il 14% sia delle esportazioni sia dell’occupazione complessiva.

Le medie imprese italiane vincono il confronto con le concorrenti tedesche e francesi performando meglio su fatturato e occupazione, seconde solo alle spagnole, ma sul fronte della produttività non hanno rivali. È questa la fotografia spostando il paragone in Europa che esprime il volto più competitivo dell’industria manifatturiera tricolore.

Lo studio evidenza che si tratta di una realtà composta da 3.650 aziende, prevalentemente operanti nei comparti del made in Italy, che in dieci anni, tra il 2014 ed il 2023, ha registrato un aumento del 31,3% della produttività del lavoro, del 54,9% delle vendite e del 24,2% dell’occupazione, correndo allo stesso ritmo delle colleghe nazionali di medio-grande dimensione (+55,3%) e più speditamente dei gruppi maggiori (+42,1%).

Per il 2025, le medie imprese prevedono di chiudere ancora in positivo con incrementi del 2,2% del fatturato totale e del 2,8% dell’export rispetto al 2024. Preoccupa però la concorrenza low-cost – che interessa il 70% circa di queste imprese – il contesto geopolitico instabile e il caro energia.

Lo studio individua nella pressioni fiscale e nel mismatch occupazionale possibili problemi che potrebbero pesare sulla competitività. A frenare ulteriormente il potenziale delle medie imprese italiane si potrebbe aggiungere l’effetto dei dazi introdotti o minacciati dagli Usa che sarebbe rilevante per il 30% circa di esse e, seppure con un impatto più contenuto, interessare un ulteriore 21,3%.

Anche per questo il 52,6% di queste imprese auspica l’adozione di una politica commerciale europea contro la concorrenza sleale e il protezionismo di altri Paesi e il 31,2% una policy comune per la sicurezza energetica.

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