L’aumento della cascola delle pere, ovvero la ovvero la caduta prematura dei frutti e la cimice asiatica che, lungi dall’essere stata debellata, sta danneggiando i pereti soprattutto biologici. C’è preoccupazione tra i produttori frutticoli di Cia-Agricoltori Italiani Ferrara che speravano in un ritorno a produzioni se non nella media, ma almeno sufficienti a garantire reddito e copertura degli investimenti.
Naturalmente è presto per fare bilanci ma la fotografia, a poche settimane dall’inizio della raccolta delle pere estive, non è così positiva, come spiega Sergio Tagliani, responsabile del settore frutticolo dell’associazione e produttore: “A maggio abbiamo osservato un aumento anomalo della cascola in quasi tutti gli areali produttivi, soprattutto nelle varietà Abate e Decana – spiega Tagliani – dovuto con tutta probabilità alle piogge persistenti che hanno saturato il terreno, causando asfissia radicale e indebolendo le piante, che reagiscono perdendo i frutti prima del tempo. Questo potrebbe compromettere nuovamente la produttività e la tenuta di un comparto che ha attraversato annate decisamente difficili e sperava di risollevarsi”.
Sono, dunque, i cambiamenti climatici a cambiare le carte in tavola e a mettere a rischio un potenziale produttivo di un areale che è da anni in profonda sofferenza e cha sta vissuto una fase di estirpi davvero intensa e preoccupante. In questo contesto le aziende stanno registrando un ritorno consistente ed emergenziale della cimice asiatica sul biologico ma non solo, come spiega Antonio Fioravanti, pericoltore di Copparo:
“Nel copparese – dice – la situazione è molto preoccupante: nel mio frutteto su alcune varietà come l’Abate c’è davvero un’invasione di cimici, ma non credo sia un fenomeno isolato perché ho parlato con altri agricoltori del territorio e accade lo stesso nelle loro aziende, anche sulle pere estive come la Santa Maria. Non è un azzardo dire che la situazione quest’anno è, a mio avviso, ancora peggio del 2019 e 2020 e, pur non potendo ancora quantificare il danno, penso che trovare una pera commerciabile sarà durissimo. Una recrudescenza, anche sul biologico, che non ci aspettavamo perché sono stati fatti degli investimenti sulle reti di protezione e gli interventi di lotta biologica, come l’introduzione della vespa samurai (Trissolcus japonicus) che sembrava aver portato in alcuni areali buoni risultati. Non so se sia finito l’effetto, non so se la cimice ha sviluppato una resistenza alle molecole per la difesa, quelle poche che avevano una qualche efficacia”.
“L’unica cosa certa è che gli insetti dalla parte più aerea si stanno spostando verso il basso e temo che nel momento della raccolta ci sarà poco prodotto sano, realisticamente potrebbe esserci un danno del 70-80%. Inutile ma credo ancora necessario – conclude Fioravanti – ribadire che la pericoltura è ancora un settore strategico per l’economia agricola locale e ci sono aziende che, nonostante le difficoltà, hanno deciso comunque di investire in nuovi impianti, invertendo la tendenza dell’estirpo e dimostrando davvero di avere coraggio e perseveranza. Ma certo è fondamentale che in questo contesto, dove le insidie climatiche sono all’ordine del giorno, persistono le fitopatologie e la cimice è tutt’altro che debellata, le istituzioni continuino a sostenere la ricerca e gli agricoltori, affinché si possano adottare strategie efficaci e sostenibili per proteggere le nostre pere”.
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