Cronaca
28 Giugno 2025
Dopo la rottura idrica di viale Cavour, la nottata è passata fortunatamente senza criticità per le persone ricoverate. Ma ascensori e montavivande fuori uso e l'erogazione a intermittenza di acqua stanno rendendo complicata l'assistenza ai degenti

Quisisana. Il dg Sannino: “Danni nei sotterranei. Sforzi al massimo per garantire assistenza”

di Davide Soattin | 3 min

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Continuano no stop dalla serata di venerdì (27 giugno) i lavori per tornare gradualmente alla normalità all’interno della casa di cura Quisisana, dopo i gravi danni provocati dall’inondamento dei sotterranei della clinica a seguito della rottura di una condotta idrica lungo viale Cavour.

Al momento in cui scriviamo – le 13 di sabato 28 giugno – l’ospedale privato sta operando ancora dietro l’attivazione del protocollo di emergenza. Gli ascensori e il montavivande sono attualmente fuori uso, mentre le continue interruzioni di erogazione dell’acqua rendono complicato garantire le cure igieniche ai pazienti, tanto che Hera manderà un’autobotte per poter aiutare gli operatori sanitari – che già ora stanno facendo il possibile per ridurre al minimo i disagi – nella gestione della quotidianità.

A riportare i danni principali sono stati i macchinari installati nel seminterrato come ecografi e apparecchi per esami oculistici. Si parla di migliaia e migliaia di euro, anche se una quantificazione precisa la si potrà fare solamente più avanti, quando l’emergenza rientrerà.

“Abbiamo subito danni importanti – dice Francesco Sannino, direttore generale di Quisisana – perché il flusso d’acqua che ha inondato completamente i sotterranei della struttura è arrivato a circa cinquanta centimetri, stando alle stime avanzate dai vigili del fuoco. Tra l’altro, tutto è stato reso ancora più complicato dal fatto che, durante l’utilizzo delle pompe idrovore, l’acqua continuava comunque a entrare perché il problema su viale Cavour non era stato ancora risolto da parte degli operatori intervenuti”.

Sannino – nella serata di venerdì 27 giugno – ha seguito da vicino tutte le operazioni: “Mi ha allertato il personale intorno alle 22. Quando sono arrivato c’era un fiume in piena, data la situazione di panico. Quello che siamo riusciti a fare è stato scendere nei sotterranei e renderci conto della situazione, iniziando a tutelare, per quanto possibile, i macchinari che funzionavano a energia elettrica. Abbiamo quindi successivamente attivato il protocollo di emergenza, dato che non riuscivamo a garantire l’ordinario ingresso dei pazienti provenienti dai tre ospedali provinciali, più quelli dell’ospedale Sant’Anna di Cona, né l’uscita, in caso di emergenza oppure di necessità, di uno dei nostri pazienti ricoverati”.

Quisisana attualmente – così come al momento della rottura idrica – ospita trentaquattro posti letto al primo piano e ventotto al secondo, tutti occupati. Il 99,9% dei pazienti presenti non è ricoverato in regime privato, ma proviene dagli ospedali provinciali. La paura inoltre era anche legata al danneggiamento delle macchine che somministravano ossigeno ad alcuni pazienti. Fortunatamente però non si sono registrate criticità legate alla popolazione ricoverata e già durante la mattinata di sabato, seppur in maniera molto graduale, la clinica è tornata a fornire la propria disponibilità nella collaborazione col Servizio Sanitario Nazionale. mentre si attende che Hera dia notizia dell’avvenuta riparazione della rottura.

L’emergenza infatti non è finita: “Continuiamo a raccogliere l’acqua, senza dimenticare che l’obiettivo principale resta garantire la continuità assistenziale. Per questo motivo non posso che ringraziare tutto il personale sanitario che sta facendo un lavoro enorme. Situazioni così mi rendono orgoglioso, mi emozionano per lo staff di ragazzi eccezionali su cui posso contare che, nonostante tutto, mentre aiutano a pulire, continuano ad assistere i pazienti, fornendo loro cure mediche e igieniche, facendo su e giù per le scale per distribuire materiali e cibo, dato che gli ascensori sono ancora inutilizzabili. Insomma si può dire non stiano facendo mancare nulla, anche in una situazione così drammatica“.

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