Bondeno. Bondeno si ricandida per sostenere il suo impegno rivolto ai giovani nel segno della legalità, che non significa solo trattare l’argomento delle mafie o della criminalità, ma affrontare il tema con uno sguardo allargato.
Un documento approvato la scorsa settimana in riunione di Giunta è servito a ricandidare le progettualità locali al riguardo, in collaborazione con Open Group, proseguendo un percorso inaugurato negli ultimi anni con La Locomotiva-Spazio 29, l’Istituto scolastico comprensivo “T. Bonati” e l’Istituto superiore “G. Carducci”, coinvolgendo i giovani dalle primarie alle secondarie di secondo grado.
«I temi della legalità sono stati proposti ai ragazzi con una modalità espressiva vicina ai giovani – ricordano il sindaco Simone Saletti e l’assessore alla Scuola, Francesca Aria Poltronieri –. Come i “podcast”, che sono strumenti molto utilizzati da loro. Una delle modalità più utilizzate è stata quella dello scambio diretto tra i testimoni e i ragazzi». Secondo un modello peer-to-peer che ha dato buoni risultati. Assieme ad eventi che hanno dato modo di riflettere su temi come il cyberbullismo. Si vedano, tra le varie iniziative, l’intitolazione del parco di via Leopardi alla memoria di Giuseppe Di Matteo, il bambino vittima di mafia, oppure la narrazione del libro di Chiara Di Cristofaro, Livia Zancaner e Simona Rossitto, dal titolo: “In trappola”.
«Il libro descrive diverse situazioni in cui il bullismo e il cyberbullismo hanno portato a sofferenza e anche fatti tragici – spiega Ambra Gardinali di Open Group –. Abbiamo avuto ospite Livia Zancaner, che ha spiegato come il libro dovesse inizialmente parlare di violenza di genere, ma abbia invece fatto luce su universo molto più ampio presente in rete». Uno degli elementi di riflessione è stato la lettera di Carlotta Picchio, una studentessa di 14 anni suicidatasi nel 2013 per le offese ricevute sui social. «Dalla sua lettera è stato possibile risalire alle persone che l’hanno portata a questo gesto estremo, consentendo le prime condanne per bullismo in Italia», dice Poltronieri.
Più in generale, «lo stimolo che si è voluto dare è quello di voler cercare di cambiare l’algoritmo dei social, rispetto ad un modello oggi troppo “giudicante” nei confronti dei giovani – aggiunge Ambra Gardinali –. Tra ragazzi e ragazze, i casi di bullismo stanno crescendo, ma nell’inconsapevolezza. Se prima dei social poteva essere gestito diversamente l’impatto dei fenomeni nella quotidianità dei giovani, oggi lo stigma dei social segue le persone ovunque. I giovani che hanno partecipato agli incontri sono rimasti molto colpiti da questo». I nuovi progetti mirano a trasmettere una cultura di legalità ai giovani e sono stati candidati dal Comune alla Regione, per consentire il co-finanziamento da parte dell’Emilia-Romagna di un percorso che vuole perseguire lungo la strada dell’educazione delle giovani generazioni.
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