Cronaca
22 Giugno 2025
Determinante la collaborazione tra autorità italiane e colombiane. Le indagini partite anche da Roma grazie al contributo del Ros dei Carabinieri

La svolta: quattro arresti in Colombia per l’omicidio di Alessandro Coatti

di Redazione | 2 min

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È arrivata una svolta nel drammatico caso di Alessandro Coatti, il biologo italiano di 38 anni brutalmente ucciso lo scorso aprile in Colombia. Quattro cittadini colombiani sono stati arrestati su disposizione dell’autorità giudiziaria del Dipartimento di Magdalena, ritenuti responsabili, in concorso, dell’omicidio avvenuto a Santa Marta il 6 aprile scorso.

Coatti, originario di Portomaggiore, in provincia di Ferrara, era giunto nella località colombiana il 3 aprile, due giorni prima della sua scomparsa. Il suo corpo, orribilmente fatto a pezzi, era stato ritrovato il giorno successivo alla sparizione. Laureato e con un’importante carriera alle spalle, aveva lavorato a lungo nel Regno Unito presso la prestigiosa Royal Society of Biology.

Alla notizia della sua scomparsa erano immediatamente seguite complesse attività investigative internazionali. La Procura di Roma, competente per i procedimenti che riguardano cittadini italiani vittime di reati all’estero, aveva aperto un fascicolo e attivato un’articolata rete di collaborazione con le autorità colombiane. Fondamentale si è rivelato il contributo investigativo dei Carabinieri del Ros, che hanno eseguito accertamenti a livello nazionale, in particolare sull’analisi dei dispositivi elettronici appartenuti alla vittima.

Proprio grazie all’esame tecnico di questi apparati — tra cui telefoni, computer e altri dispositivi — è stato possibile ricostruire gli ultimi spostamenti di Coatti a Santa Marta, individuando elementi chiave per comprendere le dinamiche del delitto e identificare i presunti responsabili.

L’indagine, condotta nell’ambito di una rogatoria internazionale, ha visto la cooperazione attiva della Procura Sezionale di Magdalena, della polizia colombiana, del Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia e dell’Ambasciata d’Italia a Bogotà. “Particolarmente significativa la cooperazione giudiziaria e di polizia che si è sviluppata con le autorità colombiane, che hanno condotto indagini sin da subito e senza sosta – ha sottolineato la Procura di Roma – fino alla individuazione dei profili di responsabilità”.

Grazie allo scambio continuo di informazioni e prove raccolte da entrambe le sponde dell’Atlantico, è stato possibile ricostruire l’intera vicenda, fino al suo tragico epilogo. Resta ora da comprendere con precisione il movente dell’omicidio e se vi siano ulteriori complici o mandanti.

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