di Emanuele Gessi
“Il diritto all’asilo è il più sacro che esista”. È questo principio fondante, espresso da Alessandra Ballerini, avvocata specializzata in diritti umani, che ha fatto germogliare il dibattito, giovedì 19 giugno, agli Emergency Days 2025 di Ferrara. Intitolato “Il diritto di partire – Storie e ingiustizie di una mobilità negata”, l’incontro ha visto confrontarsi due persone impegnate ogni giorno nella missione di migliorare lo status quo delle cose: Ballerini, appunto, legale fra l’altro anche della famiglia Regeni e di Alberto Trentini (cooperante italiano detenuto in Venezuela), e Saverio Tommasi, reporter di Fanpage.it e presidente dell’associazione Sheep.
“Solitamente – ha esordito Tommasi – non si parte mai assieme fra familiari, perché aumenterebbe le probabilità di essere ricattati, di non farcela. Le torture che per esempio vengono perpetrate nei ‘lager libici’, come li ha definiti papa Francesco, sono dei passatempi micidiali che mostrano il lato atroce di quel traffico umano”.
Le condizioni disperate che si trovano a fronteggiare le persone costrette a partire, peraltro, ha portato Francesca Malaguti, giornalista del Tg3 e moderatrice del panel, a chiedersi se oggi “la salvezza delle persone in Italia sia incidentale e quanto manchi un percorso sistematico di recupero per tutti”.
“I richiedenti asilo che scappano – ha puntualizzato Ballerini – subiscono quello che i genitori di Giulio Regeni chiamano “tutto il male del mondo”. Il dolore che i torturatori ti infliggono non ti spezza solo le ossa, ma anche quello che hai dentro. Non torni più come prima. Vai in cortocircuito. Realizzi che appartieni alla stessa specie del tuo torturatore”.
Ed evocando le contraddizioni profonde del diritto comunitario europeo, Ballerini ha proseguito rilevando che “per esercitare il diritto all’asilo le persone devono essere catturate in Libia, sulla rotta balcanica, nell’hotspot di Lampedusa… L’unica loro speranza è prendere la barca. Perché non esistono canali di ingresso regolari per le persone che vogliono esercitare quel diritto inviolabile. Bisognerebbe iniziare a ribellarsi, perché è una situazione che va contro allo stesso codice dei visti Schengen, nel quale i visti per motivi umanitari sarebbero invece riconosciuti”.
Anche il potere delle parole è stato centrale nella riflessione, sia perché possono trasformarsi in “un super potere, in grado di cambiare in meglio il mondo”, secondo Saverio Tommasi, ma anche per i danni che possono provocare se usate dalla propaganda che denigra il dramma umano delle migrazioni forzate. “Chiamarli “barconi di clandestini” è sbagliato – ha dichiarato Ballerini – e dovremmo toglierlo dal nostro vocabolario, perché la sua etimologia evoca un gesto fatto di nascosto, e sono i topi che si nascondono dalla luce del sole, non gli esseri umani. A Lampedusa mi hanno insegnato che anche il termine “sbarco”, apparentemente innocuo, non si dovrebbe dire, perché sono gli eserciti che sbarcano, mentre le persone approdano”.
La XV edizione degli Emergency Days non si ferma qui: fino a sabato 21 giugno, a partire dalle 19:30, si continua con dibattiti, laboratori, concerti e buon cibo al centro sociale Il Parco in via Canapa 4. Il ricavato, in un momento storico segnato da guerre e tensioni internazionali, sarà devoluto alle attività e ai progetti di Emergency nel mondo, per continuare a dire sì a una cultura di pace e rispetto dei diritti umani.
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