di Emanuele Gessi
“Oggi siamo qui per ricordare una tragedia irreparabile, inconsolabile e non risarcibile”.
È con queste parole che Luigi Manconi (storico senatore di Verdi e Pd e oggi presidente dell’associazione A Buon Diritto), ha iniziato il proprio discorso in occasione di “Vent’anni senza Aldro”, l’evento in memoria di Federico, organizzato dal neonato Comitato Aldrovandi, in piazzetta San Nicolò a Ferrara, venerdì sera (13 giugno), a cui hanno preso parte oltre 100 persone.
Per descrivere in maniera netta che cosa rappresenta ancora oggi quell’omicidio, a vent’anni di distanza, Manconi è ripartito dall’inizio. Da quando “c’era solo l’amore della famiglia e dei cari di Federico a dare il via a una battaglia ardimentosa e potente per ottenere giustizia. Fu quello il primo passo di un percorso che si sarebbe rivelato lunghissimo, faticoso e doloroso”.
Un sentimento smisurato che, ha affermato ieri Manconi, ha permesso di salvare la vicenda dall’oblio a cui era tristemente destinata.
Proseguendo, ha scelto di delineare le responsabilità dello Stato in maniera vibrante: “La determinazione della famiglia e degli amici di Federico ha dato vita a una formidabile azione politica. Affrontare la relazione fra cittadino e Stato rappresenta infatti il cuore stesso della politica. Un nodo essenziale che riguarda innanzitutto la capacità dello Stato di tutelare l’incolumità delle vite che gli sono affidate. E quando esso si trasforma invece nel persecutore e poi nell’assassino dei corpi lo Stato tradisce la sua funzione e diventa un nemico”.
Una riflessione vigorosa riguardo al senso della politica, alla quale Manconi ne ha subito fatta seguire un’altra, esprimendosi in maniera chiara anche riguardo al “Governo ottuso che approva un Decreto Sicurezza scellerato. Quello che dobbiamo sapere è che è possibile opporsi. Dobbiamo ricordarci che possiamo continuare a dire la verità e a perseguire la giustizia. Se siamo stati capaci di farlo contro indifferenza, depistaggi e manipolazioni lo saremo ancora, anche oggi”.
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