Attualità
14 Giugno 2025
Due studentesse della scuola media scrivono al preside di un istituto che ha voluto un corso specifico sul tema

Contro la violenza di genere: gli interventi di due studentesse

di Redazione | 5 min

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La scuola è lo spazio da cui partire per cambiare le cose. A questo proposito possiamo dire che segnali importanti ci sono, anche a Ferrara: abbiamo ricevuto infatti in questi giorni alcune “lettere aperte” di studenti di scuola media, indirizzate a Francesco Borciani (preside dell’Istituto Copernico-Carpeggiani).

Il motivo lo spiegano i ragazzi. Non potendo pubblicarle tutte, ne scegliamo due.

Gentile Preside Borciani,

Le scrivo con grande rispetto e con il desiderio di esprimere la mia gratitudine per l’impegno che l’ITI di Ferrara ha dimostrato nell’affrontare un tema tanto importante quanto delicato: la violenza di genere. In un momento storico come questo, in cui quasi ogni giorno si sentono notizie di abusi, femminicidi, discriminazioni o comportamenti tossici, è fondamentale che le scuole si facciano carico, insieme alle famiglie e alle istituzioni, di educare le nuove generazioni a vivere le relazioni in modo sano, libero e rispettoso.

So che nella vostra scuola sono state organizzate iniziative e attività volte a sensibilizzare studentesse e studenti su questo argomento. Trovo che sia una scelta non solo coraggiosa, ma anche profondamente necessaria. Insegnare il rispetto tra le persone, l’importanza del consenso, la parità tra i generi, la cura delle parole e dei gesti è qualcosa che può davvero fare la differenza nella crescita dei ragazzi.

Mi piacerebbe molto saperne di più. In particolare, mi domando: Quali sono stati i progetti proposti quest’anno? Che tipo di partecipazione c’è stata da parte degli studenti? Come sono stati affrontati i temi legati alla violenza psicologica, verbale o fisica? Avete collaborato con esperti, psicologi, associazioni o forze dell’ordine? Ci sono percorsi previsti anche per il prossimo anno scolastico? Credo che sia bellissimo vedere una scuola tecnica, spesso frequentata in gran parte da studenti maschi, mettersi in gioco su questi argomenti.

È proprio lì che si può fare la differenza: tra i banchi di scuola, nella quotidianità, con il linguaggio semplice ma diretto che può accendere il pensiero critico, la consapevolezza e la responsabilità. Come donna, ma anche come cittadina attenta a ciò che accade nel nostro territorio, trovo che queste attività abbiano un valore che va ben oltre la scuola: sono un seme di civiltà, che aiuta a costruire un futuro più sicuro, più giusto, più umano per tutti e tutte.

La ringrazio ancora per la serietà, la sensibilità e l’attenzione con cui, insieme a tutto il corpo docente, affrontate questi temi. Se ci sarà modo, mi piacerebbe anche poter contribuire o partecipare, in futuro, a iniziative di questo tipo.

Con sincera stima e riconoscenza,

Melissa Fazljii

Egregio preside Borciani,

le scrivo per farle i complimenti riguardo all’iniziativa di aggiungere un’ora alla settimana di educazione civica specifica per le disuguaglianze e le violenze di genere alla scuola superiore ITI Copernico. Questa importantissima iniziativa andrebbe presa non solo in una scuola superiore di una piccola provincia italiana, ma anche in tutte le scuole medie e superiori di tutto il resto d’Italia e di tutto il resto del mondo. Ma per grandi cambiamenti bisogna sempre cominciare dal piccolo, quindi questo è già un inizio.

Vorrei poter essere positiva dopo aver detto che per cambiare le cose nel mondo si comincia dalle piccole azioni, però allo stesso tempo mi sento di dover dire che è già da moltissimi anni che sono presenti queste problematiche nel mondo e in Italia e, cominciare solo ora a parlarne nelle scuole e ad educare i bambini e i ragazzi alla nonviolenza, specialmente contro le donne, penso che sia un’iniziativa arrivata in ritardo con i tempi.

Certamente è meglio tardi che mai, ma ad essere sinceri penso sia solo una scusa. Una scusa per giustificare i colpevoli di azioni indescrivibili, che vedono la donna come un possesso ed una cosa delicata da proteggere; e se essa viene loro tolta, o ancora peggio, se essa se ne va di sua spontanea volontà, non si fanno nessun problema a scagliarla per terra e a mandarla in frantumi, per poi dire semplicemente: “Eh, ma mi aveva lasciato” come se fosse una giustifica anche solo per un graffio inflitto. Ritengo che se in tutte le scuole del mondo si facessero attività di questo genere, i femminicidi, che sono ormai all’ordine del giorno, sarebbero molto meno frequenti.

Ritengo anche che queste iniziative sarebbero utili per ridurre l’indifferenza verso questi casi di cronaca nera, a cui nessuno presta attenzione ormai e su cui le persone, come vedo fare ai miei coetanei, scherzano sopra, come se fosse una divertente barzelletta raccontata durante un pranzo in famiglia.

Se le dicessi che l’importanza del caso di Giulia Cecchettin viene sminuita e ridicolizzata da molte persone che conosco? Se le dicessi che a volte mi capita di sentire di sfuggita alcune frasi come: “Forse Turetta ha fatto bene” oppure: “Ehi, che grande Turetta”? Se le dicessi che durante una lezione o una discussione riguardante le violenze di genere, argomento estremamente delicato e importante, vedo coetanei che piegano il capo presi da un’irrefrenabile ridarola? Non penso che lei farebbe fatica ad immaginarsi queste scene che spesso sono messe in pratica da adolescenti, che vengono pure loro giustificati con frasi del tipo: “ma sono solo ragazzi, dai, a loro non importa”.

E sono proprio questi “solo ragazzi” i potenziali futuri feminicidi. Quindi da parte di tutte le famiglie delle vittime e da parte di tutta la futura generazione adulta, la ringrazio, per aver fatto il primo passo e per poter essere da esempio a tantissime altre persone.

Distinti saluti,

Amelia Lazzari

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