di Elena Coatti
Piazza Cattedrale, nella serata di martedì 10 giugno, si è riempita di voci, corpi, bandiere e cartelli, per il flash mob organizzato da Ferrara per la Palestina in solidarietà con l’equipaggio della nave “Madleen” della Freedom Flotilla, sequestrata dall’esercito israeliano in acque internazionali. L’iniziativa si inserisce in una ondata di mobilitazioni globali per chiedere la liberazione delle attiviste a bordo e la fine dell’assedio a Gaza.
La “Madleen”, salpata da Catania lo scorso 1° giugno con a bordo 12 persone, tra attiviste e giornalisti, tra cui Greta Thunberg e l’eurodeputata Rima Hassan, aveva una missione chiara: rompere il blocco israeliano sulla Striscia di Gaza e consegnare aiuti umanitari alla popolazione civile, stremata da oltre 600 giorni di bombardamenti, fame e isolamento.
L’imbarcazione è stata abbordata dalle forze israeliane che, come testimoniato dallo stesso equipaggio, hanno prima disturbato le comunicazioni di bordo, poi fatto gettare i telefoni in mare, spruzzato agenti chimici urticanti e infine sequestrato i presenti. “Un vero atto di pirateria in violazione del diritto internazionale”, denuncia Pietro al microfono.
“Quello che ha fatto Israele è un atto criminale: hanno rapito delle civili disarmate, in acque internazionali. E l’Europa cosa fa? Nulla. Siamo stanchi della complicità dei governi europei”, continua Pietro. Ha inoltre ricordato che durante il viaggio, la “Madleen” ha salvato quattro migranti in fuga dalla Libia che si erano gettati in mare, deviando la propria rotta per soccorrerli: “Era un viaggio di libertà anche per loro. Ma adesso noi cosa facciamo? Restiamo a guardare o ci muoviamo? Finché non agiamo, siamo tutti complici”.
A prendere la parola anche Adam, che ha ricordato il bombardamento del 2 maggio 2025 da parte di droni israeliani contro la nave “Conscience” della stessa flottiglia: 5000 tonnellate di aiuti umanitari e 30 volontarie, tra cui medici e giornaliste, erano pronti a salpare. Nessuna indagine, nessuna sanzione. Come nel 2010, quando Israele uccise 10 attivisti a bordo della Mavi Marmara. “La Freedom Flotilla non è una provocazione, è un’azione di umanità. Tajani la chiama operazione politica, ma l’unica politica che vediamo è quella del genocidio”, conclude.
Sara, invece, ha richiamato l’attenzione sul disastro umanitario in corso a Gaza: “Israele blocca da anni cibo e acqua. Questo è contro il diritto internazionale. La Palestina non è un trend, qui si parla di vite umane. Vogliamo giustizia e che gli attivisti tornino sani e salvi”.
Alcune attiviste della flottiglia che si sono rifiutate di collaborare con le autorità israeliane sono ancora in carcere, in attesa di processo. Il loro gesto è stato definito dai manifestanti “più coraggioso di qualsiasi governo europeo”.
Tra gli interventi anche quello della consigliera comunale Marzia Marchi: “Mi sveglio ogni mattina con la paura di abituarmi a queste notizie. Abbiamo il dovere morale e civile di non abituarci, di testimoniare che ci opporremo sempre all’ingiustizia”.
Le parole d’ordine del presidio sono state chiare e condivise: fine dell’assedio su Gaza, libertà per la Palestina, giustizia per chi resiste. La città ha risposto, con dignità e coraggio, all’appello lanciato dalla “Madleen”. Dalla piazza che chiede pace, verità e diritti, resta una domanda sospesa: fino a quando il mondo guarderà altrove?
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