Pene dimezzate in Corte d’Appello per il 67enne Natalino Buzzi e il 60enne Claudio Stella, entrambi finiti alla sbarra con l’accusa di estorsione ai danni di due imprenditori dei lidi ferraresi – padre e figlio impegnati nel settore dell’escavazione e del movimento terra – per la brutta vicenda del ‘racket della sabbia‘.
I giudici del tribunale di Bologna infatti, accogliendo la richiesta di patteggiamento avanzata dai legali difensori dei due imputati, che alla fine del processo di primo grado erano stati rispettivamente condannati a 8 anni e 4 mesi e a 5 anni, hanno inflitto 3 anni e 8 mesi a Buzzi e 2 anni e 6 mesi a Stella.
A entrambi – il primo difeso dall’avvocato Andrea Zamperlin, il secondo dall’avvocato Massimo Bissi – sono state inoltre riconosciute le attenuanti generiche.
I fatti risalgono al marzo-maggio del 2018. Secondo l’accusa iniziale, le vittime – ‘accusate’ di fare prezzi troppo bassi per i servizi di pulizia delle spiagge – vennero contattate da Buzzi, il quale disse che Stella non era affatto contento e che aveva tutta l’intenzione di dare fuoco alle ruspe della sua società, operative a Comacchio in quel periodo. Per evitare tutto avrebbero dovuto pagare 3mila euro per la protezione. Ma le vittime rifiutarono in maniera netta. Circa un mese dopo, verso fine aprile, due dei loro mezzi vennero danneggiati pesantemente.
Qualche giorno più avanti, secondo quanto denunciato, mentre uno dei due lavorava a bordo di una ruspa, vide riapparire Buzzi, seduto sulla sua auto a osservarlo. Intimorito, l’imprenditore si decise a chiamare il rivale per concordare un incontro in un bar di Lido Nazioni. Qui Stella – imprenditore del loro stesso ramo, che non sapeva di essere registrato – gli propose di “regolarizzare i prezzi” – ovvero di alzarli per non fargli una concorrenza così netta – e gli suggerì di accettare la proposta di Buzzi di pagare per la protezione, come faceva lui da anni.
Verso fine maggio l’imprenditore si accordò quindi con Buzzi per un nuovo incontro che avvenne ancora in un bar di Lido Nazioni. Poco prima – riferì la vittima – entrò Stella, salutò velocemente e si sedette fuori. Con Buzzi poi si parlò di nuovo della protezione e Buzzi stesso gli fece capire che se i 3mila euro proposti la volta precedente non andavano bene, il prezzo avrebbe potuto proporlo lui. Si accordarono così per il pagamento di 1.500 euro. Anche questa conversazione venne registrata dalla vittima.
Qualche giorno dopo, nello stesso bar, Buzzi e l’imprenditore si incontrarono nuovamente per il primo pagamento: 500 euro in una busta chiusa. Ma ad attenderli c’erano i carabinieri che, dopo aver osservato tutto, appena avvenne il passaggio di mano, fecero scattare le manette.
Padre e figlio, vittime dell’estorsione orchestrata da Buzzi e Stella ai loro danni, hanno deciso di uscire dal processo e di non costituirsi parte civile nel procedimento di secondo grado. Dopo aver ricevuto il pagamento delle provvisionali e delle spese legali stabilite quattro anni fa dal tribunale di Ferrara infatti, come anticipo del risarcimento del danno, i due – entrambi assistiti dall’avvocato Denis Lovison – hanno ritirato la loro costituzione in giudizio.
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