Avrete una caterva di lettere sulla spal e la mia aggiunge poco o niente. Però ci tenevo lo stesso.
Due parole solo. Io di famiglia non ferrarese a Ferrara ho amato il calcio con la Spal. Mi portava mio papà negli anni 70. I bambini entravano gratis se accompagnati dai genitori. A volte andavo da solo senza avere i soldi e mi cercavo un papà sul posto, senza pudore. Trovavo sempre uno che rideva e mi portava dentro.
Figurarsi oggi una cosa del genere.
Eravamo più rilassati tutti, sì. In campo c’era Mongardi e quanti altri nomi ti restano dentro, perché restano anche se loro non lo sanno. E il giorno dopo sognavi quelle porte con i sostegni ricurvi attaccati alla traversa quando calciavi verso porte dove i pali erano alberi. O nella rotonda di 4 novembre, circondata da un rialzo che sembrava fatto apposta come spalti immaginari.
Non possono questi ricordi essere appesi ad un bilancio, un bonifico che non arriva. Certo che no. La Spal ci sarà sempre finché ci sarà un campo, una maglia e qualcuno che la indossa per il piacere di farlo.
Umberto Scopa