Spal
8 Giugno 2025
Pioggia di critiche sul post del sindaco Fabbri. Molti cittadini accusano il primo cittadino di Ferrara di “retorica vuota” e “assenza istituzionale”. Ma sui social nasce anche una proposta popolare: acquistare la squadra tutti insieme

Disastro Spal: “Non bastano le parole, servivano i fatti”

di Redazione | 3 min

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“Parole, parole, parole… purtroppo”. Il commento amaro di un tifoso, Davide Nanni, che è anche consigliere comunale del Pd, è solo uno dei tanti che accompagnano il post con cui il sindaco di Ferrara, Alan Fabbri, ha voluto esprimere amarezza e vicinanza alla città dopo la scomparsa della Spal dal calcio che conta. Una lettera che però, anziché raccogliere comprensione, ha scatenato un’ondata di critiche da parte di cittadini e tifosi che non ci stanno a veder trasformare “un simbolo della città” in una questione chiusa con un comunicato.

A far discutere è soprattutto il tono difensivo del sindaco e la percezione diffusa che l’amministrazione comunale abbia fatto troppo poco, troppo tardi. “Tante parole, tanti buoni sentimenti, ma zero verità. E soprattutto, zero responsabilità”, scrive Andrea Caniati, in una lunga e accorata lettera al primo cittadino. “Sarebbe stato più onesto scrivere che non Le è mai importato nulla della Spal, perché almeno sarebbe stato coerente con i fatti”.

Anche Luca Baraldi accusa: “La tifoseria voleva discutere dell’acquisizione del marchio, vi ha sempre detto del delinquente che era Tacopina e non è stato fatto niente. Nessuna pressione e nessuna presa di posizione. È anche colpa vostra se quella gente perderà il lavoro”.

Il sindaco replica in modo secco (“Stai parlando senza sapere le cose ma capita spesso”) ma il tono infastidito non placa il malcontento. Mauro Marzola ribatte: “Se non sei abituato a raccontare tutti i passaggi fatti fino a poco fa per evitare tutto questo, è normale che la gente commenti senza sapere le cose”. E aggiunge: “Adesso è l’ora di rimboccarsi le maniche e darsi da fare”.

Molti commenti toccano non solo il lato sportivo e identitario del fallimento, ma anche quello politico ed economico. “È mai possibile che perdiamo una banca dopo oltre 150 anni, perdiamo pezzi di industria, non attraiamo un investimento che uno, l’agricoltura è in ginocchio, siamo la città in regione con il Pil più debole, perdiamo abitanti tutti gli anni e la politica non ha mai responsabilità???” si chiede Massi Caputo.

Silvia Ronchetti, più diretta, accusa: “Dare sempre la colpa all’opposizione è un giochino facile che funziona spesso. Però ogni tanto serve prendersi le responsabilità del proprio ruolo”.

In mezzo al fuoco incrociato, spunta anche una proposta dal basso: una colletta popolare per acquistare il marchio e far rinascere la squadra. “Facciamo una colletta, 20€ a testa e ci compriamo tutti la Spal”, scrive Alberto Mazziotti. L’idea prende piede rapidamente, raccogliendo consensi anche da chi, pur non essendo tifoso, vede nella squadra “un pezzo di storia e di identità cittadina”.

“Mobilitiamoci. L’unione fa la forza. Da una che fa fatica ad arrivare a fine mese ed è anche poco sportiva, io ci sto”, scrive Claudia Gessi. “La Spal è la squadra non solo della città, ma di un intero territorio”, ricorda Debora Ragazzi da Pomposa.

Ma la discussione resta polarizzata. C’è chi, come Maura Balugani, difende il sindaco sostenendo che “la Spal è un’azienda che ha fallito per investimenti e ruberie, non è colpa del Comune”. Altri, come Claudio Bulgarelli, rispondono: “Quando hai un patrimonio come la Spal nella tua città devi verificare costantemente le sue condizioni. Non scoprire a un giorno dal termine delle iscrizioni il fallimento”.

La linea che divide responsabilità istituzionale e limiti dell’intervento pubblico è sottile. Ma ciò che emerge con chiarezza è che, per una larga fetta di ferraresi, la Spal non è solo calcio: è identità, economia e orgoglio cittadino. E il fallimento, per molti, non è solo sportivo, ma anche politico e sociale. Il sindaco ha rotto il silenzio, ma i ferraresi – a giudicare dalle reazioni – non si accontentano più delle parole.

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