Secondo la Costituzione (art.48) votare è un dovere del cittadino, un dovere civico.
Partecipare al referendum è, invece, l’esercizio di un diritto (art. 75). Quale la differenza?
Chi non vota viola un dovere, compie un atto scorretto ma non sanzionato se non blandamente sul piano etico. Diversamente, chi non partecipa ad un referendum non compie una scorrettezza ma sceglie di non avvalersi di un diritto.
Cosi facendo esprime un atto volontario, vale a dire si avvale di una possibilità che la legge gli consente ma che, nell’intenzione del legislatore, ha un significato ben preciso: non ritiene che la rilevanza dell’iniziativa sia tale da coinvolgere l’interesse del cittadino se questo, in qualche maniera, quell’interesse non ritiene di tutelarlo direttamente.
Chi, invece, attraverso una interpretazione distorta dello spirito della legge stimola la non partecipazione al referendum in pratica sfrutta una sorta di vuoto legislativo con il quale viene sommato al disinteresse per il quesito referendario il voto negativo. Certamente non è una violazione di legge ma il promuovere questa scorretta utilizzazione del “non voto” non si addice a chi, avendo degli incarichi istituzionali, sarebbe tenuto non solo a rispettare il senso proprio della legge ma anche a farlo rispettare.
Per questo possiamo concludere che è scorretto che il presidente del senato incoraggi a disertare il voto ma, peggio ancora, che la presidente del consiglio prenda in giro i cittadini dicendo che andrà al seggio e non ritirerà le schede, in pratica andrà al seggio ….. a salutare.
F.M.