Attualità
5 Giugno 2025
Oltre 500 ragazzi all’incontro promosso dal Copernico-Carpeggiani contro la violenza di genere tra testimonianze, dati e riflessioni sul cambiamento culturale

Gino Cecchettin agli studenti: “La vita è un dono, anche nel dolore”

di Redazione | 4 min

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“Siamo state tutte vittime di sessismo e siamo state tutte, per troppo tempo, dentro un sistema che fino a poco tempo fa abbiamo ritenuto normale. Non si tratta solo di avances esplicite, di molestie, di linguaggio e battute” così recita la prefazione del libro ‘In trappola’ presentato in mattinata dalla giornalista Livia Zancaner. Ed è forse perché sempre più persone ambiscono a cambiare questo sistema che l’Istituto “N.Copernico – A. Carpeggiani” mercoledì 4 giugno ha riunito oltre 500 studenti che hanno dedicato il loro tempo a un’iniziativa volta alla sensibilizzazione contro la violenza di genere.

Presenti all’iniziativa anche l’assessora alle Pari Opportunità Angela Travagli, il prefetto di Ferrara Massimo Marchesiello e Gino Cecchettin, presidente della Fondazione Giulia Cecchettin e testimone diretto di chi ha conosciuto il dramma del femminicidio da vicino. “Ferrara è una città attenta, sensibile e fortemente impegnata contro la violenza di genere, per cui ringraziamo Gino Cecchettin per averci portato la sua testimonianza, tanto intensa quanto necessaria. Oggi lo ascoltiamo, ma proviamo anche ad ascoltarci come persone per imparare la cultura del rispetto e del valore della vita” ha dichiarato l’assessora Angela Travagli.

“Il femminicidio è solo la punta dell’iceberg” sottolinea Livia Zancaner, lo specchio di qualcosa di molto più profondo che “parte e prende forma dal disagio giovanile”. I ragazzi e le ragazze non si sentono capiti dagli adulti, sono sempre più diffusi i casi di ansia, depressione e isolamento che poi inevitabilmente portano ad aggressività e incapacità di controllare le emozioni”.

Gino Cecchettin ha ricordato l’importanza dell’educazione come strumento di prevenzione ma, soprattutto, ha parlato da padre: “Ci sono giorni in cui penso che la vita non abbia senso ma fortunatamente è un pensiero che dura poco perché trovo subito le mie ancore, le mie persone d’amore come Elena, il mio lavoro, la mia compagna, i libri e la musica. Sono sicuro che le troverete tutti, è proprio nel momento in cui non ne vediamo nessuna che ci possiamo scoraggiare. Il dolore può essere talmente forte da non far vedere il futuro ma io penso che la vita sia un dono e vada vissuta, non viverla intensamente sarebbe un ulteriore schiaffo a mia figlia Giulia e a mia moglie Monica che la vita, invece, la volevano vivere. Si può essere felici anche nel dolore”.

Non solo riflessioni sull’educazione e la prevenzione ma anche sul mondo che ci circonda, il linguaggio che ritroviamo anche nei nuovi generi musicali come la ‘trap’ e l’utilizzo dei social media. “La musica trap ha un linguaggio violento e sessista – afferma Livia Zancaner – è innegabile. Quello che però abbiamo capito è che non possiamo vietare ai ragazzi e alle ragazze di ascoltarla, una soluzione potrebbe essere ascoltarla insieme a loro e spiegare i testi”. Anche la posizione di Gino sulla questione è la medesima, la censura non serve, l’educazione può cambiare le cose.

Ad oggi l’Istituto “N.Copernico – A. Carpeggiani” è l’unica scuola a Ferrara, e parrebbe anche in Italia, ad aver introdotto nel percorso scolastico un’ora dedicata al contrasto alla violenza di genere. Alcuni studenti, al termine della mattinata, hanno presentato i risultati di un questionario volto a testare l’efficacia dell’insegnamento. Le domande vertevano su temi più generali sulla violenza di genere e alcuni specifici aspetti delle relazioni, emerge una netta differenza tra i questionari compilati dalle donne e quelli degli uomini. È chiaro come le ragazze abbiano una visione della relazione più indipendente e credano che ancora la parità di genere non sia stata raggiunta anche se sono stati fatti dei passi avanti.

Più uomini rispetto alle donne hanno affermato di aver subito violenza psicologica. Un dato rilevante se pensiamo a una società in cui il maschilismo tossico sguazza ancora nella retorica del maschio che non può piangere, che non prova emozioni e che è sempre forte. È ora di cambiare il paradigma, di educare i giovani alla sessualità, all’emotività e alle relazioni perché la violenza sembra lontana quando ne parlano i media e i telegiornali, ma la verità è che la possiamo subire tutti, in ogni momento.

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