Porto Garibaldi. Porto Garibaldi resta in attesa, con il suo porto canale sempre più insabbiato e una comunità di pescatori che da anni denuncia l’emergenza. Dopo l’ennesimo appello lanciato nei giorni scorsi, torna alla carica la consulente patrimoniale della marineria locale con una nuova comunicazione inviata via Pec alle autorità competenti, in cui si ribadisce con forza il ruolo dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Centro-Settentrionale (AdSP) nella gestione dei fondali.
E questo nonostante la risposta della stessa AdSp alle sollecitazioni della consulente, nella quale si è reso noto “che l’area di Porto Garibaldi è estranea alla circoscrizione territoriale di competenza della scrivente Autorità di Sistema Portuale così come individuata dal Decreto del Ministro dei Trasporti e della Navigazione 06.04.1994”.
Citazioni testuali delle norme di riferimento — l’art. 8 e l’art. 5-bis della legge 84/1994 — vengono utilizzate però dalla consulente per chiarire che, in un porto rientrante nella circoscrizione dell’AdSP, “non può esservi alcun dubbio circa la titolarità e la responsabilità delle relative attività”. La nota della consulente definisce quindi “ingiustificata” ogni affermazione contraria e chiede che, se l’AdSP ritiene di non esercitare le proprie funzioni, “ne indichi pubblicamente le ragioni”. Il tono è fermo e istituzionale, ma non meno deciso, e la comunicazione viene trasmessa anche a stampa e ministeri “per trasparenza pubblica”.
A stretto giro arriva la replica del sindaco di Comacchio, Pierluigi Negri, che ricostruisce l’origine del problema. “Il problema dell’insabbiamento del porto canale regionale di Porto Garibaldi risale agli anni 2011–2012 quando col progetto Idrovia Ferrarese, la provincia allargò l’imboccatura del porto canale”.
Il primo cittadino sottolinea come già allora si fosse compreso che, senza un’opera di difesa a mare, l’insabbiamento sarebbe diventato cronico. “Si decise di intervenire da subito sul moto ondoso restringendo l’imboccatura agendo sulla diga a sud. Per i sedimenti, si rimandò il problema. Ad oggi non ancora risolto”.
Secondo Negri, un intervento risolutivo richiederebbe almeno 600mila euro, ma al momento sono disponibili solo 370mila, insufficienti. Il Comune ha comunque formalizzato una richiesta di contributo alla Regione in data 23 maggio 2025, ribadendo che “non è vero quanto afferma il consigliere Calavano che l’Amministrazione non chiede i fondi”.
La vera svolta, sostiene Negri, potrà avvenire solo con la realizzazione del progetto regionale “Difesa dell’imboccatura del canale navigabile”, parte integrante del piano Idrovia Ferrarese. “Finché non sarà realizzata l’opera di difesa a mare, gli insabbiamenti si ripresenteranno così come saranno necessari gli interventi di dragaggio”.
Il progetto — per il quale sono stanziati 10 milioni di euro — è ancora in fase di progettazione e soggetto a Valutazione di Impatto Ambientale. Un incontro con la Regione è previsto entro luglio per fare il punto sull’avanzamento.
Nel frattempo, la tensione politica non si placa. Sulla vicenda era già intervenuto Fratelli d’Italia, che ha accusato il sindaco di “non aver usato i fondi regionali per i pescatori”.
Con il porto sempre più difficile da navigare, le barche che rischiano di restare a secco e i pescatori in allarme, l’urgenza resta tutta sul tavolo. Ma al momento, tra carte, competenze e rimpalli istituzionali, l’unico dato certo è che il dragaggio non è ancora partito. E l’estate è già iniziata.
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