di Elena Coatti
Dopo mesi di silenzi i Comitati No Biogas – No Biometano e Rete Giustizia Climatica tornano a farsi sentire. Giovedì 5 giugno, alle ore 16, sotto la sede di Arpae (via Bologna 534), si terrà un flash mob per rilanciare il confronto con gli enti pubblici sul tema scottante degli impianti a biometano nella provincia.
La mobilitazione nasce da una frustrazione dei cittadini ben precisa, come spiega la portavoce Sandra Travagli: “Dopo un primo confronto avuto lo scorso ottobre con Arpae tutto si è fermato. Nonostante l’aumento delle autorizzazioni rilasciare per nuovi impianti, il dialogo con gli enti è rimasto bloccato. Vogliamo che il confronto riparta e che sia continuativo, utile e produttivo”.
Il flash mob non è una generica protesta, ma ha tre chiari obiettivi. Innanzitutto, la partecipazione alle Conferenza dei servizi: i comitati chiedono di poter assistere, come uditori, ai procedimenti autorizzativi. “Non vogliamo bloccare nulla, ma nemmeno restare spettatori passivi – specifica Corrado Oddi -. La legge lo permette, ma finora siamo stati esclusi. È ora che anche i portatori di interessi diffusi abbiano voce, almeno per conoscere e comprendere i processi decisionali”.
La seconda richiesta riguarda la volontà di stabilire regole omogenee e più stringenti per evitare la costruzione di nuovi impianti di biometano in provincia. La situazione nel ferrarese, affermano i promotori, è “fuori scala”: oltre il 60% degli impianti biometano, a livello regionale, si concentra qui. Dati ufficiali della Regione Emilia-Romagna alla mano, la disparità è evidente: “Ferrara ha già dato. È tempo che si ponga un limite equo alla concentrazione di impianti e all’uso di suolo agricolo, già duramente compromesso”.
Infine, il terzo punto tocca un nervo scoperto: i controlli. “Arpae – ricordano i comitati – ha il compito non solo di autorizzare, ma anche di prevenire e monitorare. Eppure, le segnalazioni dei cittadini, legate a disagi o malfunzionamenti, raramente producono conseguenze. Nessuna tracciabilità, nessuna risposta concreta”.
Travagli riporta poi in luce uno studio del 2014, effettuato prima dell’arrivo dei nuovi impianti a biometano, nel quale si evince che già l’8% della superficie agricola della provincia era dedicata alla produzione di biomassa. “Oggi, con impianti ancora più grandi – aggiunge -, quella percentuale è certamente salita. Il rischio è che una fetta troppo ampia del nostro territorio venga sottratta all’agricoltura alimentare e alla biodiversità”.
A preoccupare i comitati è anche l’effetto domino che si sta generando: “Molti impianti sono stati approvati ma non finanziati. Nessuno sa che fine faranno. Intanto si autorizza, si costruisce, e poi? Chi tiene il conto di cosa succede? La Regione scarica sui Comuni, i Comuni su Arpae. Un rimpallo infinito, che lascia scoperto il territorio”.
Tuttavia, Arpae ha accettato di incontrare i comitati il prossimo 23 giugno. Un segnale positivo, ma non ancora sufficiente. “Il flash mob si terrà comunque il 5 giugno, per rilanciare pubblicamente le nostre istanze. Vogliamo che questo confronto non sia un episodio isolato, ma l’inizio di un percorso strutturato”, concludono i promotori.
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