Il femminicidio di Afragola e il lavoro con gli adolescenti mi porta ad una riflessione e ad alcuni interrogativi rispetto a: la relazione nella coppia e la fine di una relazione di coppia.
Doveroso contestualizzare il momento storico di questa società: oggi conta l’io, l’individualità, il narcisismo imperante mi fa mettere sempre, al primo posto, me stesso anche a discapito dell’altro. A volte anche i genitori prima mettono loro stessi e le loro esigenze e dopo quelle del figlio perché prima vengono i miei bisogni (le mie amicizie, la mia salute fisica, il mio aspetto…) poi quelle dell’altro.
Fatta questa premessa sto cercando di comprendere come poter lavorare in modo preventivo, con gli adolescenti, rispetto agli episodi di violenza tra ragazzo e ragazza (senza arrivare a episodi tragici come quello di Giulia Cecchettin o a quello di Afragola) all’interno di una relazione.
Perciò credo che nei prossimi incontri individuali o in classe sul tema affettività, sia necessario pensare anche a come si intende la coppia di fidanzati e soprattutto alla fine delle relazione.
Abbiamo sempre pensato che la fine della relazione di coppia fosse un momento che si concludeva, si chiudeva un rapporto; c’era, alla fine, la necessità di elaborare individualmente vicende che hanno contato moltissimo e sono state significative ma che erano terminate.
Credo che sia importante, oggi, riflettere sul fatto che dobbiamo educare i ragazzi a prendersi carico anche della fine del rapporto di coppia come fosse ancora parte del rapporto di coppia.
Chi lavora da tanti anni con la sofferenza adolescenziale di ragazzi/e che vengono lasciati, sa che non sono momenti facili: si sperimentano sentimenti molto pervasivi, terribili, angoscianti (mai è giustificata la violenza!); è noto come la fine di un rapporto d’amore possa far soffrire anche per sempre, ma anche lasciare qualcuno è una esperienza di dolore.
Alla luce dei tanti cambiamenti intervenuti credo sia molto importante provare a lavorare intorno a un nuovo approccio, che consideri ancora una parte del lavoro della coppia il momento in cui ci si lascia. Questo vuol dire lavorare sul significato della fine del rapporto, su come lo si può far terminare, dando senso all’esperienza del rapporto.
La conclusione di un rapporto che rimarrà nella mente di entrambi, richiede ampie e personali riflessioni.
Aiutarli a comprendere che lasciarsi è ancora parte del modo attraverso il quale tu hai gestito il rapporto, per far si che ognuno possa proseguire per la propria strada con nuovi progetti.
Forse questa prevenzione fatta in adolescenza sul “gestire la fine di un rapporto” potrebbe anche essere preventivo qualora, dopo il matrimonio, una coppia si dovesse separare… tutto però fa sperare che si arrivi presto ad un obbligo, nelle scuole, di percorsi di educazione all’affettività e alle emozioni in una ottica di prevenzione di violenze e omicidi. Non possiamo più aspettare!
Giovanni Meloncelli
Psicologo c/o studio La Girandola