Economia e Lavoro
29 Maggio 2025
Il presidente Aldrovandi e il direttore Manfredi ripercorrono il percorso fatto: organizzazione, efficienza e politiche di marca

Dieci anni di Opera La Pera: un modello aggregativo che genera valore

di Redazione | 3 min

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Era il 29 maggio 2015 quando l’ortofrutta italiana salutò la nascita di Opera La Pera. Dieci anni dopo il tessuto pericolo è cambiato profondamente, così come sono cambiate le condizioni di mercato e quelle in campagna, ma la mission del Consorzio resta la stessa: valorizzare la pera e il lavoro dei pericoltori. Un decennio, per Opera La Pera, iniziato con una scelta coraggiosa – quella di aggregare produttori e imprese attorno a un’unica filiera specializzata – e che oggi rappresenta un punto di riferimento per tutto il comparto ortofrutticolo nazionale.

La business unit di Apo Conerpo è ancora oggi l’unico Consorzio italiano interamente dedicato alle pere. Una realtà cooperativa che coinvolge circa 1.000 frutticoltori, 3.000 ettari coltivati e numerose imprese della filiera, unite nella sfida di costruire un sistema organizzato, efficiente e riconoscibile sul mercato.

«Opera è nata per rispondere al problema storico della frammentazione dell’offerta – spiega Adriano Aldrovandi, presidente del Consorzio –. Volevamo creare un soggetto capace di dare forza contrattuale ai produttori e offrire al mercato una proposta qualificata, basata su una marca forte e affidabile».

A questa intuizione iniziale si è aggiunto un modello di gestione innovativo: una “fabbrica senza muri”, come la definisce il direttore Manuel Manfredi, capace di lavorare in outsourcing grazie alle competenze diffuse tra i soci e a un sistema di governance basato su gruppi operativi, obiettivi condivisi e strategie comuni. Il tutto supportato da strumenti gestionali avanzati, come il sistema di controllo dei costi per singola vendita.

In dieci anni, Opera ha movimentato oltre 1 milione di tonnellate di pere per il mercato fresco. «Se stimiamo che il nostro modello aggregativo abbia generato almeno 10 centesimi al chilo in più sul mercato, abbassando la concorrenza interna e qualificando l’offerta – osserva Manfredi – vuol dire che Opera è riuscita a generare 100 milioni di euro in più nel decennio a favore dei soci produttori, risorse che fanno la differenza in un settore sotto pressione».

Non sono mancate le difficoltà: dal 2019, fitopatie e cambiamenti climatici hanno pesantemente colpito la produzione nazionale, riducendo drasticamente i quantitativi disponibili. «Abbiamo affrontato momenti durissimi – riconosce Aldrovandi – ma siamo ancora qui, con la stessa determinazione che ci ha fatto nascere. Ora stiamo chiudendo una campagna che ha segnato un ritorno a condizioni operative più normali e che ci ha permesso di garantire le forniture fino alle scorse settimane».

Opera ha contribuito anche alla nascita di UNAPera, la prima AOP ortofrutticola d’Europa riconosciuta secondo il Regolamento Omnibus, proseguendo così nel solco della cooperazione e dell’innovazione istituzionale.

Oggi, dieci anni dopo, il Consorzio guarda al futuro con la consapevolezza di aver costruito un modello solido e necessario che, pur tra mille sfide, ha saputo dare risposte concrete alla pericoltura italiana. «Il comparto ha bisogno di resilienza, visione e sistema – conclude Aldrovandi -. Noi ci siamo, pronti ad affrontare le prossime sfide con lo stesso spirito che, dieci anni fa, ci ha fatto nascere».

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