Spettacoli
27 Maggio 2025
Presentato a Ravalle il dramma inedito di Loriano Macchiavelli sulla causa palestinese, scritto oltre cinquant’anni fa e ancora oggi drammaticamente attuale

Quando il teatro sfida la censura e la guerra

di Redazione | 2 min

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Ravalle. In concomitanza con la manifestazione nazionale a sostegno delle vittime palestinesi e per chiedere la fine dei bombardamenti promossa da Tomaso Montanari e Paola Caridi, sabato 24 maggio è stato presentato a Ravalle in anteprima nazionale il testo teatrale “Voglio dirvi di un popolo che sfida la morte”. Scritto e andato in scena per la prima volta cinquantatré anni fa da Loriano Macchiavelli, l’inedito è stato pubblicato dalla casa editrice indipendente Edizioni La Carmelina di Ferrara.

Un testo attuale, quello del maestro bolognese del noir storico, che mette in scena il martirio palestinese nella quotidianità, ripetuto e incessante, dalle umiliazioni ai bombardamenti, sino ai più elementari diritti umani disattesi e calpestati; che ha sfidato la censura del tempo, ricavando una accusa per vilipendio a Capo di Stato straniero, e che è riproposto integralmente nella sua versione scritta.

Un testo che prende spunto da una visita ai campi profughi di Damasco negli anni Settanta con la compagnia Gruppo Teatrale Viaggiante che ha accolto nomi di spicco della compagine culturale bolognese e nazionale, tra cui Luciano Leonesi, Paolo Bondioli, Romano Danielli e lo stesso Macchiavelli. Tempi in cui il teatro era la chiave di lettura per rappresentare il mondo circostante, i conflitti che lo accompagnavano, le contraddizioni di cui si nutriva e si nutre la politica.

Ma anche un testo che, come sottolinea l’autore, pone l’accento sul fatto che non è cambiato niente sulla immobilità degli altri Paesi riguardo il conflitto israelo-palestinese, né sulla escalation di violenza da parte del governo israeliano ai danni del popolo palestinese. “E non c’è neppure bisogno di attualizzarlo con nomi, date e luoghi – conclude l’incontro Macchiavelli – ma l’unica chiave resta convincere le persone a essere coscienti e partecipi di quanto accade, fosse dietro casa o a chilometri e chilometri di distanza. Solo così sarebbe possibile mettere la parola fine a questo massacro”.

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