“Per un famiglia può essere possibile avere ogni tanto un ospite a pranzo o a cena, ma diventa insopportabile dover ospitare dieci commensali sia a pranzo che a cena”. È una delle metafore che fotografano la situazione nelle nostre campagne, con una sovrabbondanza di fauna selvatica che mette a dura prova le produzioni e i bilanci delle aziende, e una condizione ove il discrimine economico tra realizzare un sia pur piccolo utile o andare in perdita si gioca su ogni euro, la mancata efficacie gestione della fauna sta diventando un grosso problema, di anno in anno di maggiore impatto.
“Le pagine scritte sino ad ora vanno stracciate e si deve partire da qualcosa di nuovo e molto diverso”, hanno sottolineato a gran voce molti soci che hanno preso parte all’incontro organizzato da Coldiretti Ferrara nella propria sala conferenza di Via Hirsch 19 per fare il punto della situazione, confrontarsi ed individuare altre proposte da affiancare a quelle già avanzate nei mesi scorsi, in particolare nel corso delle mobilitazioni nel centro di Ferrara.
“Le regole che oggi governano questo aspetto – hanno osservato altri – sono vecchie e superate e ogni nuova aggiunta porta nuova burocrazia e minore capacità di intervenire, oltre che mettere in evidenza situazioni paradossali, come successo con l’emanazione del piano di controllo del colombaccio che vede l’imbarazzo dei cacciatori coadiutori nel poterne abbattere a prevenzione dei danni alle colture pregiudicando in qualche modo i carnieri nella stagione venatoria, trattandosi di specie cacciabile ambita e con limiti di prelievo. Situazione che deve essere risolta da chi ha costruito queste regole, non certo dai produttori agricoli. Noi agricoltori – altro punto rivendicato – vogliamo produrre, lavorare per poter realizzare il nostro reddito, non dover impegnare sempre più ore di lavoro e risorse per tentare di spaventare ed allontanare stormi di uccelli affamati o catturare un numero infinitesimale di nutrie con uno squilibrio che continua e che anzi ogni anno diventa sempre più pesante”.
Critiche anche all’attuale ordinamento degli istituti venatori, a partire dagli ATC, gli ambiti di caccia che a Ferrara sono istituiti in nove con il coinvolgimento sulla carta di centinaia di soggetti, tra rappresentanti delle associazioni venatorie, agricole e di protezione ambientale, ma che in realtà si ritrovano con bilanci sempre più scarni, difficoltà di azione, scarso attivismo dei consiglieri che in molti casi non si impegnano nella gestione amministrativa, e che a distanza di anni e con le diverse condizioni odierne pare necessario mettere in discussione, perché possano offrire un servizio positivo per tutte le categorie rappresentate. A detta dei presenti è necessario e non rinviabile porre mano ad un riordino nel nostro territorio che razionalizzi al massimo il loro numero e che offra modalità amministrative più agili, riprendendo tra l’altro impegni già discussi tra agricoltori e cacciatori in passato.
Discussione aperta anche per la figura del coadiutore, che viene chiamato ad assolvere in modo molto impegnativo funzioni di pubblico ufficiale in modo volontaristico, in talune fattispecie senza alcun rimborso o indennizzo, e che sconta l’età avanzata di molti cacciatori ed i costi crescenti di carburante e munizioni, con richieste di intervento che restano inevase o solo parzialmente assolte.
Un segnale forte che Coldiretti intende recepire e porre all’attenzione in ogni contesto in cui si affronti il tema, partendo dalla ricerca del reale impatto economico dei danni nei confronti delle produzioni agricole, che si ritiene sottostimato e non capito, alla possibilità di tornare ad usare repellenti efficaci nelle fasi più sensibili di crescita delle colture, tutelando la difesa a partire dal seme, fino alla prima emersione delle piantine, ad una calendarizzazione diversa dei prelievi di talune specie a scopo preventivo, senza arrivare come accade oggi, anche in conseguenza delle variazioni climatiche, ad avere grandi popolazioni di invasivi che naturalmente si riversano nei campi per nutrirsi, alla attenta vigilanza ed alla compatibilità territoriale, ambientale, economica delle nuove specie di alloctoni che mettono anche a rischio la biodiversità naturale, alla riduzione di tanti passaggi burocratici che frenano anche la disponibilità di molti agricoltori di farsi carico del contenimento della fauna nociva nelle proprie aziende, ai costi che gravano sugli agricoltori coadiutori cui nulla interessa svolgere attività venatoria ma esclusivamente difendere le proprie produzioni, ricorrere a buone pratiche già messe in atto in altri territori che abbiano dato risultati soddisfacenti e si ripete, comprendere i paradossi e le difficoltà che l’attuale normativa pone in essere, sia al mondo venatorio che agricolo.
“Qualche passo in avanti – ha rilevato in chiusura il direttore Alessandro Visotti – lo abbiamo visto al tavolo di coordinamento della prefettura, ringraziando ancora il Prefetto per essere riuscito a mettere insieme i diversi soggetti coinvolti e discutere di proposte operative concrete, ma serve ancora più impegno e determinazione da parte di tutti e delle istituzioni con le quali costruire un percorso nuovo e più rispondente alle necessità delle imprese agricole e del territorio”.
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