Un fatturato di oltre 7 miliardi di euro e 23mila dipendenti in Italia ma un contratto integrativo aziendale che, dopo diversi mesi di negoziato, non è ancora stato rinnovato. Le organizzazioni sindacali di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno così indetto una giornata di sciopero nazionale sabato 24 maggio, per l’intero turno di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori di Lidl Italia.
A Ferrara si terrà dalle ore 10 alle ore 12 un presidio davanti al supermercato Lidl di via Oroboni, nel quale confluiranno le lavoratrici e i lavoratori delle filiali di Ferrara e provincia.
“Lo sciopero – spiegano – è stato dichiarato dopo una lunga trattativa e diversi mesi di negoziato per il rinnovo del Contratto integrativo aziendale, applicato ai circa 23.000 dipendenti in Italia della multinazionale tedesca della grande distribuzione organizzata”.
“Tenendo conto – continuano – dell’andamento economico di Lidl Italia, caratterizzato da una crescita sostenuta del fatturato, dell’ampliamento della quota di mercato nell’ambito della grande distribuzione e soprattutto degli utili di bilancio rilevanti, (negli ultimi 5 anni di bilancio presentati l’utile ante imposte di Lidl è stato di 1,3 miliardi di euro circa) le organizzazioni sindacali chiedevano l’introduzione di un premio di risultato, una quota fissa aggiuntiva di salario e il riconoscimento dei buoni pasto”.
Invece “l’unico incremento salariale proposto dall’impresa è una somma in buoni spesa da utilizzare nei negozi Lidl”. Una proposta ritenuta “del tutto inadeguata che non risponde alle aspettative delle lavoratrici e dei lavoratori impiegati nella rete vendita, nella logistica e nelle sedi”.
I sindacati ritengono che le lavoratrici e i lavoratori “siano i protagonisti principali di questi risultati e meritino la redistribuzione degli utili che l’azienda fa ogni anno”.
La redistribuzione degli utili non è però l’unico punto evidenziato dai sindacati: “Un altro nodo critico è l’organizzazione del lavoro, con problemi evidenti sui carichi di lavoro, programmazione e certezza degli orari, in una realtà dove circa il 75% dei dipendenti ha un contratto part-time”.
Mancano quindi “schemi orari predefiniti, programmati e certi e l’attuale gestione degli orari di lavoro dei part time non risponde allo spirito del dettato normativo e contrattuale”.
Per questo, “alla luce della rigidità dell’azienda e dell’assenza di un mandato negoziale per avanzare nuove proposte”, i sindacati vedono nello sciopero “lo strumento necessario per imprimere una svolta alla trattativa”.
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